Silvio Binca ad Ability Channel: "I videogame sono uno strumento potentissimo, eppure la disabilità è ancora tabù"
In questi ultimi giorni Silvio Binca è apparso sulle cronache nazionali dei maggiori quotidiani italiani in virtù di un’idea molto interessante quanto suggestiva: creare un videogame con protagonisti persone con disabilità. Ispirato allo stile di Mario Kart, il futuro videogame permetterà a ognuno di noi di scegliere una persona in carrozzina per sfide su pista decisamente coinvolgenti, con riferimenti diretti agli stereotipi della società nei confronti della disabilità.
A svelarci i dettagli di questo progetto è lo stesso Binca, giovane 26enne che vive in provincia di Lucca, ha la Desminopatia (una malattia genetica rara) ed è fondatore di ThehandYcapped, associazione no-profit che sensibilizza la società sul tema della disabilità. Attraverso questa sua associazione, Binca raccoglie fondi per la ricerca medica, creando progetti inclusivi e creativi, come eventi, libri e, appunto, un videogioco.
Come funzionerà il videogame e quanti (e quali) saranno i personaggi giocabili?
“Il gioco è uno stile arcade racing, tipo Mario Kart. Sarà possibile scegliere tra diversi personaggi in sedia a rotelle, ognuno con una personalità, abilità e stile unici. Alcuni esempi: l’Astronauta, il Pirata, il Pizzaiolo… insomma, ci divertiamo a mischiare ironia e rappresentazione.”
E come saranno le piste?
“Le piste saranno piene di ostacoli, power-up e scenari dinamici, con qualche riferimento alle barriere architettoniche e alla realtà quotidiana che viviamo. Saranno divertenti, colorate e fuori di testa, proprio come vogliamo che sia il nostro messaggio.“
Con quali console sarà compatibile?
“Partiamo con una versione mobile (Android e iOS) ed in futuro vorremmo realizzare una versione per il PC, poi vedremo se si aprirà la strada anche per console.“
Abbiamo notato che uno dei personaggi presenti nel trailer ha un mantello: per caso è un riferimento a come spesso le persone con disabilità vengono trattate o raccontate, cioè con toni troppo supereroistici?
“Sì, ma con una punta di ironia. Spesso chi ha una disabilità viene raccontato come un supereroe, ma io penso che sia importante essere visti come persone normali, non per forza ‘ispirazioni ambulanti’. Il mantello è una provocazione visiva per far riflettere su questo, ma allo stesso tempo è un qualcosa di ‘nuovo’ dato che esistono pochi eroi con disabilità.“
Come mai hai deciso, insieme alla tua associazione, di avventurarti in questa strada?
“Da gamer e da appassionato di tecnologia, non mi sono mai visto rappresentato nei videogiochi. Un giorno mi sono chiesto: “e se lo creassi io, il gioco che vorrei?” E da lì è nato tutto. Oltre al fatto che ho pensato fosse il modo migliore per raggiungere le persone, sensibilizzare e dare visibilità all’associazione.“
Come mai, secondo te, c’è bisogno di questo tipo di videogioco?
“Perché la rappresentazione conta, e oggi nel gaming non esistono quasi giochi con protagonisti disabili. Ma anche perché può essere divertente, educativo e pop allo stesso tempo. Serve un nuovo immaginario, senza pietismi.“
Chi è stata la prima persona con cui ti sei confidato riguardo questa idea?
“Sinceramente non ricordo bene chi sia stato, probabilmente alla mia doppia personalità. Scherzi a parte, penso fosse stato mio cugino, di solito se ho un’idea è con lui che mi confronto.“
Chi sta lavorando alla realizzazione del videogioco?
“Abbiamo un paio di programmatori, tra cui anche la persona che mi ha aiutato fin dall’inizio a scrivere il codice e diversi grafici 3D. Ci manca ancora un team più ampio per completarlo. E soprattutto un team per la pubblicità che ci aiuti con il lancio.“
Cosa manca per realizzare questo videogioco?
“Ci servono fondi per svilupparlo completamente, ampliare il team, finire le grafiche, realizzare le musiche, sistemare l’interfaccia e lanciare una campagna promozionale.“
Nel corso degli anni abbiamo notato che spesso queste storie emergono grazie allo spirito di iniziativa di persone singole, difficilmente da aziende e/o apparati pubblici. Come ti spieghi questo fenomeno?
“Perché chi vive certi problemi ha una motivazione che non si può comprare. Le istituzioni spesso arrivano dopo, ma i singoli partono perché non hanno alternative.“
Ci sembra che attualmente ci siano veramente pochissimi videogame con protagonisti persone con disabilità. Tu che ne pensi?
“È vero, ed è assurdo. I videogame sono uno strumento potentissimo, eppure la disabilità è ancora tabù. Noi vogliamo cambiare le regole del gioco, letteralmente.“
Questo videogame è pensato esclusivamente per le persone con disabilità o vuole rivolgersi a una platea più grande?
“Assolutamente no. È per tutti. Non vogliamo un gioco ‘di nicchia’, ma un titolo figo, giocabile e inclusivo, che faccia riflettere mentre ti diverti.“
In questi giorni si sta parlando tantissimo di questo videogame e della tua storia, forse anche in toni pietistici o supereroistici. Ti aspettavi tutto questo clamore? Come preferiresti che si parlasse di questa tua opera?
“No, sinceramente no. Ma spero che non venga raccontato solo come una storia ‘triste o eroica’. Vorrei che si parlasse del valore di ciò che stiamo creando, non della mia condizione.“
Ti piacerebbe che qualche azienda si interessasse alla tua opera per dare una mano a realizzarla?
“Certo! Anche perché servono partner che credano davvero nel cambiamento e vogliano farne parte.“
Abbiamo visto il trailer di lancio del videogame, in cui viene definito il più inclusivo del mondo. Come mai ritieni che sarà il più inclusivo del mondo?
“Perché non esclude nessuno. I protagonisti non sono ‘disabili che cercano di superare qualcosa’, ma personaggi con superabilità, ironici e forti. E il gioco è giocabile da chiunque.“
Quali sono i tuoi videogame preferiti e perché?
“Super Mario, Clash Royale, Shaiya, Subway Surfers. Amo i giochi dinamici, immediati e pieni di personalità.“
Entro quando pensi (o speri) uscirà il videogame?
“Spero in una prima versione entro qualche mese, ma molto dipende dai fondi che riusciamo a raccogliere. E soprattutto dalle persone/aziende che decideranno di aiutarci con lo sviluppo.“
Realizzare un videogame è un lavoro mastodontico, per cui la domanda risulta spontanea: cosa ti spinge a fare tutto ciò?
“Il desiderio di lasciare qualcosa che cambi la percezione della disabilità, con un linguaggio moderno, pop, e soprattutto divertente.“
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Ultima modifica: 08/09/2025