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Puppy Yoga: come funziona e perché è considerato illegale in Italia

Il Puppy Yoga è una pratica che coinvolge cuccioli di cane durante le sedute di yoga. Ma in Italia è stato dichiarato illegale

Navigando sui social media vi sarete sicuramente imbattuti in uno dei tanti video sul Puppy Yoga, una particolare disciplina in cui al centro ci sono cuccioli di cane che giocano con chi, appunto, sta praticando yoga. Si tratta di una pratica di recente emersione, spopolata tantissimo online, e che garantirebbe benefici fisici e mentali, uniti agli elementi di gioia e giocosità portata dai cuccioli.

Nonostante queste premesse, in Italia tale pratica è stata dichiarata illegale dal Ministero della Salute. Come mai? In questo articolo innanzitutto esploreremo come funziona il Puppy Yoga e poi capiremo come mai il ministero considera illegale questa iniziativa.

Che cos’è il Puppy Yoga?

Sono svariati anni che il Puppy Yoga è una realtà internazionale molto seguita, soprattutto grazie ai video diffusi sui social media. Già negli Stati Uniti e in Asia si parlava di doga, una crasi tra le parole “yoga” e “dog”, che appunto prevedeva sedute di yoga con gli amici a quattro zampe.

Oggi invece si parla di Puppy Yoga – anche se alcuni non lo considerano un sinonimo, ma una sottocategoria del doga -, che metterebbe al centro delle sessioni solamente i cuccioli di cane. Prima di arrivare in Europa, si è diffuso negli Stati Uniti d’America, in Canada e in Australia.

Come si può leggere sul sito puppyyogaofficial.it, una seduta è divisa in due momenti: una prima mezz’ora dedicato allo yoga classico, una seconda mezz’ora dedicata agli esercizi di respirazione e rilassamento insieme alla compagnia dei cuccioli a quattro zampe. Tra i benefici che darebbe questa pratica troviamo:

  • la difesa di un corpo stabile, forte e flessibile;
  • la riduzione dell’ansia e dello stress;
  • i cuccioli interagiscono per la prima volta con altre persone, sviluppando fiducia e facendoli abituare a nuovi contesti prima di essere affidati a nuove famiglie.

Ma da dove arrivano i cuccioli di cane impiegati in queste attività? Sempre il sito spiega che a una lezione di Puppy Yoga possono partecipare solo cuccioli cresciuti da allevatori scelti, oltre al fatto che devono essere tutti vaccinati e svezzati. Tuttavia, per il Ministero della Salute, il problema risiede proprio qui.

Perché il Puppy Yoga è illegale in Italia?

Attraverso una nota del 29 aprile 2024, il Ministero della Salute in Italia ha dichiarato che il Puppy Yoga non è conforme alle “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”.

Nel dettaglio, il ministero contesta l’utilizzo di cuccioli di cane, quando l’Accordo sopracitato prevede che tale iniziativa può essere svolta solo da soggetti adulti. Ma perché?

Questa disciplina dello yoga rientra negli interventi con “finalità ludico-ricreative e di socializzazione” volti “al miglioramento della qualità di vita e al benessere della persona, rientrando quindi nell’ambito delle Attività Assistite con gli Animali (AAA)”: tale ambito prevede che gli animali che possono essere coinvolti sono soggetti adulti. Questo per garantire la “condizione necessaria a tutelare la salute e il benessere degli animali oltre che la sicurezza dell’utenza”.

La nota si chiude con un’avvertenza da parte del ministero: “si invitano le Regioni e Province autonome a vigilare affinché eventuali pratiche di Attività Assistite con gli Animali con l’impiego di cuccioli non vengano erogate in quanto non rispondenti ai requisiti previsti nell’Accordo succitato”.

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Ultima modifica: 02/05/2024

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.