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SLA e Serie A, i calciatori si ammalano di più e prima

C’è una correlazione diretta tra SLA e Serie A. Secondo uno studio epidemiologico dell’Istituto Mario Negri di Milano, infatti, i calciatori della massima categoria italiana possono contrarre la Sclerosi Laterale Amiotrofica sei volte di più della popolazione generale. Il rischio diminuisce nelle serie minori (due volte di più).

I dettagli della ricerca SLA e Serie A

Lo studio è stato condotto da Ettore Beghi ed Elisabetta Pupillo, scienziati dell’Ircs di Milano, insieme a Letizia Mazzini dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara e Nicola Vanacore dell’Istituto superiore di Sanità. Sono stati presi in rassegna i calciatori presenti “nelle collezioni di figurine Panini, dalla stagione 1959-1960 fino a quella del 1999-2000”, come riporta Repubblica.

In particolare, su 23.875 casi studiati (Serie A, B e C), ben 32 sono stati colpiti da SLA. L’incidenza maggiore è sui centrocampisti (14), seguono i difensori (9), gli attaccanti (6) e, infine, i portieri (3). I risultati sono stati presentati al meeting annuale dell’American Academy of Neurology a Philadelphia (Usa).

Beghi: Il calcio può anticipare i sintomi della SLA

Intervistato da Open in merito allo studio su SLA e Serie A, il dott. Beghi ha tenuto a precisare un’altra importante informazione: “[…] se ad ammalarsi di SLA è un ex calciatore, questa persona si ammala molto prima di quella che è l’età abituale di insorgenza della malattia. Con un divario che è di circa di vent’anni”.

Inoltre, vanno fatte dovute precisazioni riguardo all’entità dell’incidenza. “[…] se una persona, per caso, si ammala di SLA, il suo rischio è di due/tre casi per centomila persone ogni anno”. Perciò, ” Con un rischio doppio, triplo o quadruplo, si va a raddoppiare o triplicare questo numero. Quindi si sale a quattro su centomila o sei su centomila”. Insomma, tutto è da rapportare “nell’ambito di una probabilità abbastanza bassa di insorgenza della malattia”.

Le cause tra SLA e Serie A

Il dott. Berghi precisa anche che ci sono tre possibili cause che portano l’incidenza tra SLA e Serie A ad aumentare:

  • Ripetitività dei traumi. “Chi si ammala di SLA – spiega il medico – riporta nella nostra anamnesi una storia di traumatismi di una certa importanza, e di traumatismi multipli, più frequente rispetto a un soggetto che non si è ammalato di SLA”.
  • L’esercizio fisico molto spinto. Un argomento controverso e dibattuto, perché ci sono studi come quello tra SLA e Serie A che dimostrano la componente protettiva dell’esercizio fisico. “Noi stessi abbiamo dimostrato che l’esercizio fisico nella popolazione fa bene – sottolinea Beghi -, ma in un soggetto che poi si ammala di SLA rappresenta un fattore di anticipazione dei sintomi”.
  • L’utilizzo dei farmaci antinfiammatori. Anche se, ancora oggi, non è un dato certo. Tuttavia, si può affermare che “alcuni di questi farmaci hanno delle molecole che sono simili a diserbanti e sono utilizzati sui campi di calcio, che sono a loro volta dannosi per i moto neuroni”.

Tra le cause ipotizzabili non è stato messo il doping. Ma “se […] intendiamo l’assunzione di sostanze che servono a irrobustire la muscolatura, come gli aminoacidi ramificati, qualcosa si è visto”. Lo stesso dott. Beghi condusse anni fa uno studio in materia, che dovette bloccare in quanto “nel braccio dei pazienti che assumevano gli aminoacidi si era visto che la mortalità era maggiore”.

E il pensiero va subito a Borgonovo

Tra le diverse personalità sportive colpite dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica, pensiamo subito a Stefano Borgonovo. Fu calciatore di Como, Sambenedettese, Fiorentina, Milan, Pescara, Udinese e Brescia. Morì il 27 giugno 2013 a 49 anni proprio a causa di “quella stronza”, come la chiamava solitamente, dopo che, il 5 settembre 2008, annunciò di aver contratto la malattia.

Ultima modifica: 16/04/2020

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.