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Disability Pride Month: che fine hanno fatto i diritti negli USA?

Ogni anno negli Stati Uniti d'America si celebra il Disability Pride Month e l'entrata dell'ADA. A 35 anni di distanza a che punto siamo?

Durante il mese di luglio vi abbiamo raccontato alcuni cenni storici importanti del Disability Pride Month, in particolare la storia della nascita di questo movimento e l’identikit di una delle protagoniste della scalata del Capitol Crawl.

Queste celebrazioni sono molto sentite negli Stati Uniti d’America, visto che quel movimento all’inizio degli anni Novanta ha portato all’approvazione dell’ADA, l’Americans with Disabilities Act, una legge fondamentale per garantire e tutelare i diritti delle persone disabili.

Quest’oggi invece vogliamo fare il punto della situazione, su qual è lo stato di salute attuale dei diritti delle persone con disabilità negli Stati Uniti d’America e cosa eventualmente sta cambiando (se in peggio o in meglio) con l’amministrazione Trump.

Disability Pride Month: come sono oggi i diritti delle persone con disabilità?

Se c’è una cosa che la storia ci ha insegnato, è che i diritti non vanno solo conquistati, ma anche difesi strenuamente: ogni passo verso la salvaguardia di ciò che viene ottenuto non basta per renderlo eterno. Serve attenzione, lungimiranza e costante richiesta di garanzia della tutela. E questo riguarda anche i diritti delle persone disabili.

Partiamo da una data: il 26 luglio 1990 l’allora presidente George W. Bush firmò l’ADA, pronunciando le seguenti parole: “Lasciate che il muro vergognoso dell’esclusione venga finalmente a cadere (Let The Shameful Wall of Exclusion Finally Come Tumbling Down)”. A distanza di 35 anni, però, qualcosa sembra essersi rotto. In particolare, negli ultimi 6/7 mesi, da quand’è iniziata la seconda amministrazione del presidente Donald Trump, da oltreoceano arrivano notizie poco confortanti.

Ad esempio, nell’aprile 2025 l’Association Press segnalava come il tycoon avesse ritirato 11 linee guida relative proprio all’Americans with Disabilities Act. Questi documenti riguardavano termini e condizioni di accessibilità per negozi, hotel e altre attività commerciali, e qualche riferimento alle visite agli ospedali imposte durante il periodo della pandemia da Covid.

In sé per sé, l’ADA non ha subìto modifiche, in quanto le linee guida non sono vincolanti legalmente. Sebbene però i titolari delle attività commerciali non sono tenuti a leggere questi documenti, però il ritiro di queste linee guida da parte dell’amministrazione Trump ha aperto il dibattito sulle potenziali conseguenze di tale scelta.

Innanzitutto, questi testi erano fondamentali per i titolari di attività, che grazie a essi potevano evitare cause legali legati a condizioni e servizi inaccessibili per le persone con disabilità. Tuttavia secondo il Dipartimento di Giustizia americano, come scrive AP, “la rimozione delle linee guida è stata effettuata nell’ambito di uno sforzo più ampio per ridurre gli oneri normativi a carico delle imprese“. Il rischio però sembra essere quello di un potenziale aumento delle cause legali, a cui va aggiunto un altro dato: che messaggio vuole inviare il Governo americano?

Alcuni sostenitori dei diritti delle persone disabili, riporta AP, leggono questa strategia come un’autorizzazione velata e non scritta per le aziende ad abbassare i livelli qualitativi e gli standard di accessibilità, o comunque di evitare di effettuare modifiche sostanziali e necessarie in tema.

Disability Pride Month, in USA c’è una guerra alla disabilità?

Insomma, il ritiro delle linee guida sembra essere un messaggio socio-politico contro le persone con disabilità. E a rendere ancora più oscuro il quadro ci pensa il The Center for American Progress, istituto indipendente e apartitico, che in un suo report alla fine di luglio 2025 ha scritto le seguenti parole: “La storia mostrerà i primi sei mesi della seconda amministrazione Trump come una guerra totale contro le persone disabili“.

Senza girare troppo intorno a queste parole, lo stesso istituto ha messo in risalto i punti fondamentali che descriverebbero un vero e proprio conflitto a cielo aperto da parte dell’amministrazione Trump nei confronti delle persone con disabilità, attraverso azioni intraprese da gennaio 2025 con impatti sulla comunità:

  • Smantellare gli sforzi per la diversità, l’equità, l’inclusione e l’accessibilità (DEIA) che proteggono le persone disabili (che qualche tempo fa abbiamo approfondito qui)
  • Rimuovere la capacità del governo federale di far rispettare le leggi sui diritti civili delle persone disabili
  • Minare l’accessibilità e l’accessibilità all’assistenza sanitaria per le persone disabili
  • Distruzione delle infrastrutture sanitarie pubbliche che proteggono e sostengono la salute e il benessere delle persone disabili
  • Privare i bambini disabili della possibilità di ricevere un’istruzione pubblica gratuita e adeguata
  • Ridurre i servizi, i benefici e le normative che aiutano a mantenere le persone disabili nelle loro comunità
  • Riduzione delle tutele per la disabilità nel mondo del lavoro
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I tagli di Trump alla sanità e l’effetto sulle persone disabili

Ancora una volta, però, al centro del dibattito c’è sempre l’ADA, quella fondamentale normativa ottenuta grazie ai movimenti che hanno dato vita al Disability Pride Month, ma che oggi sembra sempre più in crisi. O per lo meno, il Times ricorda che la stessa ADA non è autosufficiente, ma ha bisogno di “un ecosistema di servizi di supporto vitali, molti dei quali dipendono dai finanziamenti di Medicaid“.

Medicaid è uno strumento fondamentale per il sistema sanitario americano, in quanto si rivolge ai soggetti con meno capacità economiche che hanno necessità di cure. In sostanza lo Stato aiuta i cittadini con reddito basso e risorse limitate a fronteggiare le spese mediche.

Purtroppo però recentemente gli USA hanno varato una legge voluta fortemente dal presidente Trump, nota come “One Big Beautiful Bill”, che interviene in campo economico e prevede numerosi tagli, anche ai servizi di sanità pubblica.

Tra i vari temi previsti dalla normativa, troviamo tagli agli incentivi al mercato delle energie rinnovabili (è da qui che nasce lo scontro con Musk), tagli alle tasse per le fasce più ricche della popolazione e accesso più complesso alle assicurazioni mediche gratuite.

Per le persone con disabilità, potrebbe significare la perdita di servizi di assistenza di prima necessità fondamentali per la propria vita quotidiana (come mangiare o lavarsi), con la conseguente perdita della propria indipendenza e di partecipazione alla comunità.

Demi Eckhoff è una persona con una distrofia muscolare rara e presto inizierà il suo percorso da dottoranda presso la Bloomberg School. Lei stessa usufruisce dei servizi messi a disposizione di Medicaid nella Carolina del Nord, che la stanno aiutando a vivere una vita autonoma e piena. Tuttavia, al podcast Public Health On Call, ha racconto la situazione di incertezza in cui si vive: “Siamo nervosi perché ogni stato è determinato a fare i propri tagli in modo diverso, e sono tutti determinati a fare un bilancio“.

Leggi anche: Il caso Trump e la comunicazione rispettosa verso le persone disabili

Disability Pride Month: i tagli contro i diritti

E purtroppo i tagli per le persone con disabilità sembrano non essere finiti qui. In base a quanto riporta l’MPR News, presto a pagarne le spese potrebbero essere i finanziamenti governativi indirizzati alle associazioni per i diritti delle persone con disabilità. Si parla di fondi federali gestiti dalle stesse associazioni che aiutano le persone a ottenere assistenza.

I documenti che delineano le proposte di bilancio del presidente Donald Trump – si legge nell’articolo – mostrano che azzererebbero i fondi destinati a tre sovvenzioni per i centri per i diritti delle persone con disabilità e taglierebbero i finanziamenti per un quarto. La prima discussione al Congresso, da parte della Commissione Stanziamenti del Senato, è prevista per giovedì (31 luglio 2025, ndr), ma i centri temono di perdere oltre il 60% dei loro fondi federali“.

A oggi quindi la domanda risulta lecita: che fine faranno i diritti delle persone con disabilità negli Stati Uniti d’America?

Fonti:

Ultima modifica: 31/07/2025

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.