Alzheimer, scoperta epocale per lo sviluppo di nuovi farmaci

Assistenza domiciliare alzheimerE’ stata definita ‘svolta epocale’ nello studio dell’Alzheimer quella alla quale è giunto un team di ricercatori del Laboratorio di biologia molecolare del Medical Research Council e dell’Indiana University School of Medicine pubblicata su Nature. Per la prima volta infatti è stato possibile conoscere da vicino la struttura dei filamenti di proteina Tau, proteina che nei malati di Alzheimer subisce delle modificazioni responsabili delle manifestazioni della malattia.

Una scoperta che permetterà di sviluppare nuovi farmaci contro l’Alzheimer, la forma più comune (ed anche tra le più spietate) di demenza che ad oggi colpisce più di 46 milioni di persone nel mondo e la cui incidenza sembra destinata ad aumentare significativamente nei prossimi anni. Per la prima volta, grazie alla collaborazione tra il Laboratorio di Biologia Molecolare del Research Council di Cambridge e l’Indiana University è stato possibile studiare da vicino la struttura della proteina Tau, che ricopre un ruolo chiave nella genesi della malattia.

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In condizioni fisiologiche questa proteina ha il compito di stabilizzare delle strutture intracellulari (i microtubuli) che servono al trasporto di molecole dal corpo neuronale fino alle sinapsi. Quando, come nel caso dei pazienti con Alzheimer, la proteina Tau subisce delle mutazioni, si ha come conseguenza la formazione di filamenti che si accumulano in grovigli tipici della malattia danneggiando le cellule nervose. Tutto questo esita poi nelle manifestazioni della malattia.

Oggetto del recente studio sono state proprio le fibre filamentose conseguenti alle mutazioni della proteina Tau che sono state estratte dai ricercatori dal cervello di una donna che in vita aveva sofferto per dieci anni della malattia. Attraverso una tecnica di imaging all’avanguardia chiamata Crio-Microscopia Elettronica che permette lo studio di campioni a temperature molto basse, gli scienziati hanno potuto studiare nel dettaglio la struttura anatomica di questi filamenti anomali nel loro stato naturale senza dover ricorrere all’aggiunta di alcuna sostanza chimica in grado di evidenziare parti specifiche.

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Questa scoperta potrebbe aiutare gli scienziati a comprendere meglio i meccanismi che determinano l’Alzheimer aprendo la strada allo sviluppo di nuove strategie di prevenzione e diagnosi identificando un trattamento mirato per questa ed altre patologie neurodegenerative.

 

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