Se i disabili fossero tassisti…

Città in tilt, traffico bloccato, stazioni ed aeroporti nel caos: questo è il primo risultato della protesta dei tassisti, una rivolta causata da un decreto normativo che rimanda la decisione sulla regolamentazione dell’attività di Uber, una multinazionale che attraverso un app offre una specie di servizio taxi, e di noleggio con conducente. Ma a noi non interessa capire chi ha torto o ragione, non è questa la sede tantomeno il nostro obiettivo. Il ragionamento invece è un altro e porta a diverse considerazioni.

In Italia, secondo quanto dichiarato da Federtaxi operano circa 20.000 (ventimila) taxi, un numero che se viene rapportato alla popolazione italiana è assolutamente esiguo. A Roma, per fare un esempio il rapporto taxi/popolazione è dello 0,24%. In conclusione quindi possiamo constatare quale impatto, grazie alla loro compattezza, riescano ad avere i tassisti nel nostro paese, di quale forza dispongano per bloccare intere città e condizionare a loro favore scelte di governo.

In Italia i disabili sono circa 4,1 milioni (fonte CENSIS), cira il 6,7% della popolazione. Un numero nettamente più alto e significativo dei tassisti ma assolutamente privo di qualsiasi forza capace di influire sulla nostra vita quotidiana. Basti pensare a tutte le difficoltà legate all’approvazione o alle modifiche di leggi come il Dopo di Noi, il Caregiver, la Legge 104, l’Isee, i Lea etc. e alle misere risorse finanziarie messe a disposizione dei meno fortunati e delle loro famiglie. Il mondo della disabilità è un mondo purtroppo estremamente frazionato e spesso in conflitto con se stesso: tanto per fare un esempio, ma senza far nomi, in Italia una malattia rara che colpisce circa 1500/2000 persone ha generato almeno tre associazioni dalle idee e convinzioni assolutamente diverse. Esiste effettivamente un ente, un’associazione che riesca a raccogliere un consenso trasversale, a far proprie idee e problematiche comuni, e a rappresentarle con forza in un qualsiasi tavolo di trattativa? Lascio al lettore la conclusione…

Ma come potrebbero i disabili bloccare città, strade, aeroporti? Ovvio, non potrebbero o comunque sarebbe molto difficile. Vorrei però ricordare che con le elezioni alle porte nessun partito o movimento, con le regole attuali, sarà probabilente in grado di raggiungere il numero di voti necessario per governare il nostro paese. Vorrei ricordare che alle elezioni politiche del 2013 la Lega Nord, per esempio, ottenne alla Camera circa 1.400.000 voti, un numero che domani potrebbe risultare decisivo nella formazione di una coalizione di governo.

Storicamente, i grandi cambiamenti così come le rivoluziioni sono sempre partiti dal basso, mai dalle classi dirigenti e di potere, non credi quindi che se la popolazione disabile, con tutti i familiari, riuscisse a compattarsi sotto un’unica bandiera avrebbe la forza di condizionare le scelte dei futuri governi? Non credi che forse si riuscirebbero a stanziare maggiori risorse per il welfare, a migliorare il sostegno scolastico, ad intervenire su tutte quelle barriere che quotidianamente ci complicano la vita? Non credi che forse in questo modo il paese comincerebbe a considerare il disabile come una risorsa importante?

Nel paese dei guelfi e ghibellini, dei partiti, partitini e movimenti, delle correnti e delle scissioni, tutto questo mi sembra difficile. Ma la possibilità di riuscirci lascia accesa la speranza.

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