Il leone di Ischia – Gianni Sasso

Giovanni Sasso, come lo definisce il suo allenatore Simone Biava, è un combattivo, è un leone, il suo soprannome appunto Leone d’Ischia. E’ uno dei tre atleti che difenderà i colori azzurri nel paratriathlon, la disciplina che fa il suo esordio alle paralimpiadi di Rio 2016.

Un’isola a Rio

“L’orgoglio con cui vado a Rio – esordisce Giovanni Sasso –  non riuscite a immaginare quanto sia importante per me andare a Rio, ma non và a Rio Gianni Sasso, io mi sento che và a Rio un’intera isola, Per me il sostegno che sento, pure il calore che mi emanano tutti i miei concittadini da Ischia, nonostante tutto sia lontano qui ad allenarmi, oppure nel tempo, negli anni che mi hanno conosciuto, è una cosa incommensurabilmente non numerabile, e io sono orgogliosissimo di essere il primo ischitano ad andare alle Paralimpiadi, sempre Ischia nel cuore, Ischia!”.

L’esordio di Gianni Sasso nel calcio

Proviene dal calcio, ha avuto questo grande amore per il calcio, è tuttora nella Nazionale Amputati, alla vigilia di un raduno importante di preparazione, è fuggito e si è presentato qualche giorno dopo, dopo aver sostenuto un Torneo, ed è arrivato un pò malconcio. Beccato sul fatto, ha negato, nonostante avesse nel tabellino marcatori la sua presenza avendo siglato un goal.

La follia di Giovanni Sasso

“Io sono nato follia, il mio cognome non è Sasso, è Sasso follia – prosegue Gianni Sasso – la follia nella vita però, perchè io amo vivere la vita, quindi la vivo con la massima follia possibile immaginabile, ovviamente sempre nei limiti, i senza limiti sono quelli che hai nel rispetto degli altri, e la follia di essere estroverso e quello di vivere una vita senza ripensamenti, e quindi non mi sono mai posto cose che potevo o non potevo fare, forse è proprio quella la follia che mi ha spinto a fare determinate cose, tipo una Maratona con le stampelle”.

Fatica, rabbia e voglia di arrivare

“Inizi a sentire fatica, a sudare, quello è il momento in cui ti accorgi che ti stai allenando davvero, se non fatichi, se non sudi, probabilmente è troppo facile, e invece no, la fatica e il sudore è quello lì che ti portano a fare i miglioramenti, è quello lì che ti permette di prepararti al meglio per una competizione, a me piace faticare”.

“Wow, la rabbia sportiva è tutto, la rabbia sportiva è la voglia di conquistare un traguardo, la voglia di arrivare ad un risultato, è quella lì che prima della gara ti dà tutte le forze, le energie, te le racchiude in un istante, e tu la esprimi nel momento in cui parte la gara, la rabbia ti fà arrivare al tuo risultato, e la rabbia agonistica – conclude Giovanni Sasso – è il modo più semplice per arrivarci”.

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