Disabilità e bullismo – La storia di Claudio – Parte 1

Disabilità e bullismo, la storia di Claudio, bambino di 10 anni colpito quando aveva solo 5 mesi da encefalite acuta. Nella scuola elementare di Trevignano Romano Claudio è stato fatto oggetto di atti di bullismo da un gruppo di suoi compagni.

Ability Channel ha deciso di seguire e raccontare questa triste vicenda attraverso il contributo di alcune delle persone coinvolte, nel tentativo e con l’augurio di sensibilizzare ulteriormente le coscienze delle persone sperando che certi comportamenti possano presto scomparire dalle nostre scuole.

Questa è la testimonianza di Rodica, sua mamma, giovane romena venuta in Italia per problemi di salute quando aveva poco più di vent’anni.

La storia di Claudio

“Spesso, quando andava in bagno a lavarsi le mani per andare in mensa loro lo rincorrevanogli davano calci e pugnilo bagnavano con l’acqua…lui può cadere…se cade con la testa può essere fatale…”

“Un bambino nato perfettamente sano. A 5 mesi e mezzo in seguito ad una febbre alta siamo andati dalla pediatra per una spiegazione…ci è stato detto di aspettare due/tre giorni, potrebbe essere una malattia d’infanzia con le bollicine, non si può fare nulla adesso…”

L’encefalite acuta

“Mi sono accorta che lui guardava un punto fisso e non riusciva più a interagire con me…vestendolo ho visto che faceva strani movimenti con la mano, con la testa…mi sono spaventata e sono corsa dove lavorava mio marito dicendogli che il ragazzino stava male… Siamo arrivati al Pronto soccorso di Bracciano, che era ancora attivo nel 2007 con la pediatria. La Dottoressa ci ha chiesto cosa fosse successo ma nemmeno noi sapevamo cosa avesse in quel periodo. All’improvviso si è rimesso a fare gli stessi movimenti che faceva a casa e lei si è spaventata, gli ha fatto un valium, accorgendosi che la situazione era più seria di quanto avessimo raccontato noi. Hanno chiamato un altro ospedale spiegando che la situazione non era così facile da gestire a Bracciano così ci hanno mandato con un’ambulanza a Viterbo”.

“Ci hanno messo in una stanza isolata, solo noi due. Hanno cominciato a fargli tutte le analisi con tutte le apparecchiature, flebo alle mani, piedi, non si capiva più niente…lui non si fermava da queste convulsioni…preoccupati i medici si sono avvicinati a noi dicendo che aveva un’encefalite acuta, era già paralizzato, la parte sinistra non funzionava, mano, bocca, occhio, piede…non li sentiva più…”

“Non c’erano praticamente medicine per poterlo curare e ci hanno detto di aspettare il peggio. Tutta la notte sempre con le convulsioni…ci hanno detto di stargli vicino perché non sapevano se sarebbe arrivato alla mattina…”

“La Dottoressa ci dice che hanno una medicina mai provata prima su un bambino in queste condizioni, e che se siamo d’accordo, si può tentare: se la Tac, dopo due giorni, ci confermasse anche il minimo cambiamento, vorrebbe dire che siamo sulla strada giusta!”

“Siamo andati a fare la Tac, io lo tenevo dentro il tubo perché lui era piccolino e non stava mai fermo. Gli altri stavano dietro un vetro e io non potevo sentirli perché il rumore della Tac è molto forte…strillavano, mi chiamavano ma io non li sentivo. Quando siamo usciti tutti piangevano ed io non capivo se dovevo piangere per la paura o per felicità…ci hanno detto che c’era un piccolo cambiamento…”

La disabilità di Claudio

“Fisicamente ha recuperato, non è autonomo perché i centri nervosi nella parte sinistra del cervello sono morti, usa solo due dita della mano sinistra, lui prende le cose con la destra e se le mette nella mano sinistra e chiude…cammina ma il piede gli fa tipo un ballo… Dal punto di vista neuropsichiatrico ha un ritardo mentale e non può fare quello che fanno i suoi compagni in quarta elementare, però prova con tutte le sue forze ad andare avanti, fa le piccole cose che può fare lui…”

Il bullismo

Quando siamo stati il primo anno di scuola tanto tempo in più con le maestre di sostegno penso che dovesse essere spiegato ai bambini della sua classe la malattia di Claudio e come aiutarlo. Tenendolo un po’ da parte agli altri bambini sembrava che avesse un trattamento diverso, che avesse meno compiti…piano piano sono diventati gelosi e violenti…lui stava solo un’ora e mezza con i maestri normali, è in quel momento che succedeva che i bambini non giocassero con lui, dicevano tu sei malato, non possiamo giocare con te…”

“Per quello che abbiamo potuto si è tentato di parlare con i genitori, penso però che per paura…lui tante volte non è considerato credibile per la malattia, pensavano che si inventasse le cose…siamo arrivati agli episodi più gravi con i ragazzini…”

“Anche le maestre hanno provato a parlare con i genitori, però non abbiamo assistito ad alcun miglioramento. In giardino non poteva giocare, gli dicevano tu non puoi giocare con noi, tu sei gay perché le femmine gli stavano vicino aiutandolo alcune volte ad allacciarsi la scarpa o a prendere l’acqua dallo zaino perché non ci riusciva e hanno cominciato a dirgli gay…”

Nessuna vendetta

“Non sono arrabbiata, né con i ragazzini né con le madri, né con i genitori in generale, noi non vogliamo vendicarci, vogliamo che diventino amici. Claudio, dopo l’episodio del bagno, ha fatto un disegno al ragazzino che lo ha aggredito scrivendogli che un giorno saremo amici, perché lo so che puoi cambiare. Noi gli abbiamo spiegato che lui non deve avere rabbia, tutti sbagliamo nella vita, l’importante è avere una seconda opportunità…”

Lo sport

“Ad un certo punto la fisioterapia non era più sufficiente e quindi lo abbiamo inserito in uno sport: a lui piaceva la pallavolo, pallacanestro, calcio no. Dovunque siamo andati dovevamo essere sinceri e spiegare che lui nel tempo è diventato epilettico, aveva molto spesso delle crisi, siamo stati sinceri perché devi avvisare un allenatore o un maestro e loro ci hanno detto che non potevano prendere un bambino come lui perché non sapevano come gestirlo…”

Il karate

“Un giorno abbiamo trovato questi due meravigliosi maestri di karate, Alessandra e Andrea Flumari, a cui abbiamo raccontato la storia, e loro mi hanno chiesto di insegnargli come intervenire quando si fosse sentito male durante un allenamento e l’hanno preso a karate! Sono quattro anni che fa karate ed è arrivato alla cintura arancione. Sono stati dei maestri meravigliosi perché all’inizio hanno messo tutti i bambini davanti a Claudio e gli hanno raccontato la sua storia, quello che loro potevano capire…così se vedevano che non poteva fare i movimenti come gli altri bambini non sembrasse loro strano e non rimanessero fermi a guardarlo. Sono una squadra meravigliosa, i ragazzi lo hanno accettato così com’è. Lo aiutano sempre e lui ha compiuto dei progressi meravigliosi, ha preso delle medaglie…ha dato a noi come pure ai maestri, che non se lo aspettavano, grandi soddisfazioni. Lo aiutano sempre e lui li ringrazia con queste medaglie, quello che è in grado di fare lui…”

“Volevo ringraziare tutti perché ascoltate la storia di Claudio e vorrei dire ai genitori che vivono una storia simile alla mia che se lottate con i vostri figli loro arriveranno molto più lontano di quello che potete immaginare. Io l’ho vissuto sulla mia pelle e penso che se aiutiamo tutti riusciamo a fare tante cose…Se posso aiutare in qualche modo un altro genitore che vive queste stesse cose, con la mia esperienza…sono a sua disposizione, anche solo per una buona parola che tante volte fa più di tante altre cose… Grazie mille…”

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