CLARA PODDA TENNIS TAVOLO

“Ero una persona normale, come tante, camminavo, guidavo, avevo una famiglia dei bambini… una mattina mentre ero ferma davanti alla scuola di mio figlio…”

Clara Podda non ricorda, ma ogni volta che racconta questa storia si emoziona, “mi vengono i brividi. Una macchina ci ha tamponato, mio figlio sbatteva la testa al vetro, istintivamente, da madre, mi sono lanciata per proteggerlo e un’altra botta ci ha scaraventato contro un albero e con lo schienale dissaldato mi sono ritrovata con la testa incastrata nel sedile posteriore…mi sono risvegliata in ospedale …la mia mente era vuota…poi l´urlo per sapere che fine avesse fatto il mio bambino, che fortunatamente stava bene. Se ilmio sacrificio è servito a salvargli la vita sono molto fiera, lo rifarei altre mille volte, ma non per questo mi sento una mamma speciale.

Una mamma disabile – “Ho buttato due anni…mi sentivo una mamma finita, una moglie inutile, una persona che non serviva a niente-prosegue Clara Podda – Essendo tetraplegica non ho neanche avuto la forza per ammazzarmi, per non dare fastidio alle persone amate. Devo ringraziare i miei amici meravigliosi, la mia fantastica famiglia,un marito che sposerei ancora, i miei figli mi hanno dato la forza di ridere…di notte piangevo, sfogavo la mia rabbia odiando la carrozzina. Ma oggi grazie alla carrozzina Clara è rinata. Prima era importante un vestito, oggi mi interessa aiutare gli altri”.

Il tennistavolo – ClaraPodda racconta che inizialmente faceva nuoto, detiene anche un record, poi ha provato la scherma. Angelo Franchi la convince che con il suo carattere poteva fare qualsiasi sport…così comincia l´avventura con il tennis tavolo .

La prima paralimpiade – Ad Atlanta con il nuoto nel 1996. Poi Sydney con medaglia nel tennistavolo. Clara Podda è un autodidatta, non ha mai avuto un allenatore. “Io rubavo questo sport con gli occhi per capire le tecniche di gioco.”

Il rapporto con la squadra – “Noi siamo una squadra che si adora, sostiene Clara Podda, ognuno di noi da tutto per gli altri, devi vincere per loro non per te. L´allenatore…tra noi c´è stima e affetto”

L´avversaria – “La paura si sente sempre. A Pechino sono entrata in uno stadio stracolmo. Pensavo che dalla maglietta si vedesse il mio cuore battere. Ogni partita era una finale. Ho vinto. Le emozioni ti fanno sbagliare, gioire, piangere”.

L´allenatore – “E´ basilare, è lui che guida le mie braccia, la mia mente. Un allenatore in panchina è qualcosa di tuo nel gioco. Caratterialmente ho bisogno di carica. Il Timeout è importante è sempre venuto in soccorso nel momento giusto.

La medaglia più bella -” Quella a squadre a Pechino, quella più voluta e più cercata, la gioia di stare con gli altri di confrontarsi, la sfida, la grida, il gioire…

La sconfitta ti porta ad una vittoria, ti da una carica maggiore per poter vincere sono io che combatto prima me stessa poi l´avversaria. Io sono cattiva in campo, ma ci deve essere onestà e rispatto per l´avversario”.

Il futuro – Clara Podda continuerà a seguire i ragazzi per poter dare loro tutto quello che ha ricevuto lei.

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