Azzurra e MyHand: le mani robotiche del futuro!

Azzurra e MyHand…le mani robotiche del futuro si presentano alle telecamere di Ability Channel! I ricercatori dell’Istituto Superiore Sant’Anna di Pisa ci descrivono i prototipi di mani a cui stanno lavorando.

La mano biorobotica

mano roboticaPrima lezione di biorobotica per me e Riccarda, siamo davanti a due mani robotiche che possono fare dei movimenti che fino ad oggi le altre mani che sono sul mercato non possono fare: una si chiama IH2 Azzurra e l’altra invece si chiama My Hand…cosa ne pensi Riccarda?

Sanno fare tante cose, tra cui la cosa molto bella…sanno contare, sanno flettere le dita, sanno addurre e abdurre e in più sono dotate di particolari sensori che migliorano molto le performance.

Ma secondo te sono uguali?

In realtà sono due mani diverse, qui davanti a me abbiamo Azzurra che è uno strumento di ricerca il cui progetto è in corso dal 2009 e quest’altra è My Hand che è destinata come uso finale all’utente, progetto questo in corso dal 2012.

Poi hai visto questo nuovo bracciale?

E’ un bracciale di tendenza…

In realtà si chiama DESC Glove ed è un bracciale che permette agli amputati di riacquistare la sensibilità sull’arto, molto bello perché vibra…quindi toccando l’oggetto riesco a capire quando l’ho toccato e quando lo voglio lasciare.

Però facciamocelo spiegare dagli addetti ai lavori, i ricercatori dell’Istituto di Biorobotica dell’Istituto Superiore Sant’Anna di Pisa che oggi ci hanno dedicato il loro tempo per spiegarci come funzionano queste mani, Marco Controzzi, Diego Barone e Alessio Ghionzoli, ma il gruppo è formato da circa una quindicina di ricercatori che da anni lavorano a questo importante progetto.

Una Mano per la ricerca e una per l’utente

mano robotica“La mano robotica Azzurra è una mano pensata per gli istituti di ricerca – spiega Marco Controzzi – come strumento per testare quelle che sono le interfacce amputato/protesi. E’ sostanzialmente una mano robotica, quindi uno strumento complesso, con una propria intelligenza interna, dotata di molti motori e quindi permette di eseguire strumenti complessi, può essere interfacciata con tablet e computer che permettono il movimento della mano in maniera agevole”.

“Successivamente My Hand che è una protesi più semplice dal punto di vista costruttivo ma che permette di coprire un ampio spettro di movimenti che possono essere utili all’amputato, quindi diverse prese però con meccanismi robusti che ne permetteranno l’utilizzo quotidiano da parte degli amputati”.

Il sensore controlla la mano robotica

“Queste mani possono essere controllate con dispositivi ellettromiografici – prosegue Marco Controzzi – ora qui abbiamo un sensore che viene applicato sul moncone, sull’arto residuo dell’amputato, questi elletrodi permettono di sentire e di registrare la contrazione del muscolo residuo dell’amputato. Questa contrazione del muscolo può essere quindi trasferita alla mano e quindi ne permette il movimento di apertura e chiusura o esecuzioni di prese differenti”.

Le caratteristiche della Mano robotica

“Azzurra è dotata di flessione indipendente del pollice, flessione indipendente dell’indice e del medio, flessione simultanea delle ultime due dita; oltre a questo abbiamo la possibilità di abdurre il pollice in diverse configurazioni permettendo l’opposizione del pollice così come avviene nell’uomo e questo aiuta a scegliere la presa più idonea riducendo quelli che sono i movimenti compensatori dell’amputato durante la manipolazione di oggetti”.

“My Hand ha

diversi movimenti indipendenti, quindi la flessione del pollice e dell’indice e la flessione delle ultime tre dita. Unita a queste abbiamo anche adduzione e abduzione del pollice”.

DESC Glove

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“DESC Glove è studiato per essere indossato da amputati – sottolinea Alessio Ghionzoli – oppure da persone che hanno subito danni neurologici. Permette di rifornire il tatto perso tramite la stimolazione di motori che sono all’interno dell’elemento. Questo è stato studiato insieme al Dak Studio di Roma, uno studio di design, per dare un appeal estetico al prodotto”.

La protesi riscaldata

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“Qui abbiamo una protesi distale riscaldata – afferma Diego Barone – che è utile agli amputati che sentono freddo sul moncone a causa di una cattiva vascolarizzazione. Abbiamo realizzato una protesi includendo all’interno dello stampo un anello metallico che viene riscaldato da un apposito alimentatore per via induttiva come avviene sui fornelli ad induzione”.

Ma lo sai Giorgia che come per le protesi per camminare che sono colorate, tatuate, molto belle anche a livello estetico, anche per le mani i nostri ricercatori si sono affidati ad uno studio di architettura di Roma proprio per avere una mano ancora più bella.

In effetti il valore estetico fa la sua parte, un valore aggiunto rispetto le altre protesi che ci sono…

 

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