Un genio tutto italiano: Simone Soria

Simone SoriaLaureatosi nel 2003 con il massimo dei voti in Ingegneria Informatica, Simone Soria rappresenta una delle più grandi menti del panorama nazionale, un orgoglio tutto italiano del quale andare fieri e vantarci. Affetto da una forma di paralisi cerebrale infantile che sin dalla nascita ha compromesso le sue capacità motorie, Simone è stato da sempre il protagonista della sua vita, determinato ed ostinato a raggiungere quelli che erano i suoi obiettivi. Noi di Ability, dopo esser venuti a conoscenza dei progetti di Simone, curiosi di conoscerlo, abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.

Chi è Simone Soria

Simone SoriaAppassionato di computer sin da quando era molto piccolo, nella sua tesi di laurea ha presentato il progetto di FaceMOUSE, l’unico strumento al mondo che consente di comunicare ed utilizzare il computer. L’Ingegner Soria, attraverso FaceMOUSE, ha donato anche alle persone con disabilità motoria molto grave la possibilità di esprimersi. Quasi come se fosse un Dio, in pratica.

Simone Soria ed i suo collaboratori hanno fondato AIDA, una Cooperativa Sociale no profit che progetta ausili informatici per disabili e anziani. Le loro tecnologie hanno cambiato la vita a molte persone e potrebbero cambiarla a molte altre ancora. Per sapere come effettuare una donazione ed avere maggiori informazioni vai su http://www.aidalabs.com/

La passione per l’Ingegneria Informatica

Ingegner Soria, i suoi progetti sono il frutto delle sue idee e di quelle di alcuni suoi collaboratori. Ma quanti e quali risorse vi sono servite per poter realizzare una creazione come quella di FaceMOUSE?

“Ho conosciuto l’Ingegner Perini grazie alla Professoressa con la quale ho discusso la mia tesi – racconta Simone Soria –  ci siamo trovati bene sin da subito, tanto è vero che è entrato a far parte della nostra Cooperativa sin da subito. Negli anni, per vari motivi, le persone con cui ho collaborato sono cambiate; ora sono più di 5 anni che collaboro con Michael e Gionathan, siamo un bel team”.

“E per ciò che riguarda i soldi…ce li ho messi io. Ho avuto una borsa di studio-lavoro di 800 euro al mese per un anno, e con quella abbiamo iniziato a lavorare al progetto”.

Da cosa è nato il suo interesse per l’Ingegneria informatica, cosa l’ha spinta a scegliere questo indirizzo universitario piuttosto che un altro?

“Il computer è sempre stata la mia passione, sin da piccolissimo – prosegue Simone Soria – Alle superiori ho studiato informatica per scelta, mentre all’università la decisione di prendere Ingegneria come indirizzo di studi è stata un po’ un ripiego. Io avrei voluto fare il computer grafico, ma non sono riuscito a trovare un corso di laurea attinente e così ho scelto la facoltà che più si avvicinava a quelli che sono i miei interessi. Alla fine del corso ho deciso di elaborare una tesi inerente al corso di visione artificiale, perché era la materia che più mi avrebbe consentito di realizzare un qualcosa di concreto, visibile, che potesse veramente essere utile”.

FaceMouse

Simone SoriaE quindi l’idea di FaceMOUSE da dove nasce?

“Volevo realizzare un sistema che mi permettesse di utilizzare meglio il computer, con più facilità – spiega Simone Soria. Dopo le prime elaborazioni, fatte testare anche ad altre persone con varie disabilità, mi sono reso conto che avevo creato un qualcosa che poteva essere utile anche per altri, e non solo per me. La felicità e la soddisfazione sono state tali che ho deciso di continuare su questa line, anche a livello professionale”.

Cos’è per Lei la tecnologia? Pensa che venga usata sempre in modo “giusto” come fa lei, che mette a disposizione del mondo le sue conoscenze per realizzare qualcosa di buono ed utile per tutti, o crede che a volte se ne abusi?

“Diciamo che il discorso è complesso. Basti pensare che la bomba atomica, presa in sé per sé e non considerata come un’arma con cui si potrebbe distruggere il pianeta, è una grande tecnologia, che mostra quanto le menti degli umani possano andare oltre molti dei limiti che normalmente si pensa siano invalicabili. Ritengo che la tecnologia sia importante e fondamentale se viene utilizzata per aiutare l’uomo, se è utile per fare del bene.”

In questa prospettiva, ritiene che la nostra società sia troppo incentrata sul progresso e poco sullo sviluppo? Per intenderci, è d’accordo nel sostenere che forse stiamo sfruttando il massimo del nostro potenziale per andare avanti invece che concentrarci sulla nostra realtà e quelle che sono le necessità del presente, delle persone che vivono qui ed ora?

“Sono d’accordissimo, in effetti -continua Simone Soria – Penso però che in primis una determinata tecnologia venga sviluppata in base ai bisogni che si sentono. In questo senso è difficile che un ingegnere che, nonostante la sua esperienza, non ha mai avuto un contatto diretto con la disabilità, si cimenti nello sviluppare un qualcosa per le persone disabili. D’altra parte viviamo in una società economica al 100%, quindi spesso ad andare avanti sono i progetti in cui girano più soldi. Per fare un esempio, basti pensare alla Formula 1”.

Gli obiettivi di Simone Soria

Simone SoriaSi sente realizzato o ha ancora degli obiettivi da raggiungere?

“Il nostro obiettivo è quello di aiutare sempre più persone, quindi in questa prospettiva non ci sarà mai un punto di arrivo. Anzi, siamo ancora agli inizi e stiamo lavorando solo con una decina di persone al mese, al momento. Di strada da fare ce ne è ancora tanta ed i progetti che vorremmo realizzare sono tanti… e se avessimo più risorse da investire sarebbe tutto più semplice”.

La vostra peculiarità è quella di realizzare dispositivi personalizzati e su misura. Come riuscite a realizzarli con una tale precisione? 

“Sì, ed è la nostra peculiarità. Lavorando con persone con handicap molto gravi è indispensabile fare un lavoro su misura, che soddisfi le specifiche esigenze di una specifica persona”.

“Questo lavoro in realtà potrebbe essere svolto da un team multidisciplinare composto da educatori, psicologi, fisioterapisti e logopedisti  – prosegue Simone Soria – ma non sarebbe utile nei termini che a noi interessano. In genere infatti i servizi pubblici multidisciplinare non restituiscono alla persona l’autonomia che ricerca ma sono fondati su terapie che durano molti anni. Il nostro obiettivo è invece quello di dare uno strumento di comunicazione nell’immediato o quasi”.

Enzo Ferrari

Se dovesse fare il nome di una persona a cui ha sempre guardato come un esempio da seguire, un suo mentore..quale sarebbe?

“Ho sempre nutrito una grande ammirazione per Enzo Ferrari – confessa Simone Soria – l’esempio che se nella vita si vuole qualcosa e si lotta per ottenerla, alla fine se ne esce da vincitori. Lui non aveva soldi, ma solo un grande sogno, che grazie alla sua determinazione ed alla sua forza di volontà, è riuscito a realizzare. Stimo anche mio padre, ovviamente, ma non vorrei fare la sua fine..ha 55 anni e lavora ancora troppo, ha sempre lavorato molto!”

“Ma tanto lo so che anche io lavorerò ancora per molti anni, probabilmente fino ai miei 70..perché il lavoro che faccio mi piace e mi da’ tante soddisfazioni”.

Batman

Leggendo la sua storia abbiamo pensato a lei come ad un supereroe. Se dovesse scegliere, si identificherebbe più con Batman, un uomo comune che aiuta le persone grazie alla tecnologia e soprattutto alla sua forza di volontà o più Superman, che fa del bene grazie al suo potere innato ed al suo coraggio di usarlo?

“Io sono Batman, senza dubbio!”

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