Il chirurgo – Marco Dolfin

Marco Dolfin ha 34 anni, uno sguardo fiero e tante passioni nella vita: la chirurgia ortopedica, il nuoto ed ovviamente la sua splendida famiglia. Dopo aver perso l’uso di entrambe le gambe durante un incidente in motocicletta ha ricominciato subito. Grazie ad una carrozzina elettrica che gli permette di stare in piedi ha ripreso ad operare, senza però tralasciare il suo amore per lo sport. Detentore di numerosi titoli italiani, l’ultimo successo lo ha avuto agli Europei di Funchal in Portogallo dove si è conquistato un bronzo nei 100m rana. E’ tenace, determinato e coraggioso…

“Marco Dolfin è un’altra gran bella testa del Nuoto Paralimpico Nazionale – dice Roberto Valori, Presidente della Federazione Italiana Nuoto Paralimpico – anche se non più giovanissimo ha dimostrato di riuscire a fare dei grandi risultati. Una vita privata piena di emozioni perché come tutti sappiamo è un chirurgo ortopedico…la sua è una vita interessantissima. Penso che sia una persona in grado di dare soddisfazioni non solo a se stesso ma anche a tutta la Nazionale.”

Il nuoto, una grande riscoperta

“Avevo iniziato già da molto piccolo, ho nuotato 10-12 anni da bambino ma molto più per gioco che per altro, mi allenavo due volte a settimana una mezz’oretta. Ho ripreso in modo più importante in seguito all’incidente che ho avuto nel 2011 e più o meno un anno dopo, nel 2012, mi sono riavvicinato alla piscina. Le prime volte è stato abbastanza tragico perché non riuscivo nemmeno a finire un 50, quindi piano piano ho ripreso un po’ alla volta a fare tutto, a riscoprire il nuoto in una nuova condizione.”

“Non dico che l’acqua sia il mio elemento ma è sicuramente un elemento nel quale mi trovo molto bene. Mi è sempre piaciuto stare in acqua e non nego il fatto che passare un’ora o due lontano dalla carrozzina non mi dispiace affatto. E’ una cosa che mi rilassa, ovviamente mi fa stancare ma mi da’ anche tante soddisfazioni.”

La Briantea

“Diciamo che sulla maglia porto un nome parecchio importante per la pallacanestro in carrozzina: la Briantea è una squadra che, soprattutto ultimamente, è stata molto ai vertici. Mi dispiace un po’ allenarmi a distanza, a 170 km da Cantù ma per quel poco che ho potuto vivere è un bell’ambiente dove oltre alla squadra c’è un sacco di tifo attorno, tanta gente che ha imparato anche a vivere il mondo della disabilità soprattutto legato allo sport, e questa è la cosa che ovviamente da sportivo mi interessa di più.”

Il Doctor

E’ il Doctor – racconta il CT della Nazionale Riccardo VernoleMarco Dolfin è un chirurgo ed un cecchino, mi emoziona sempre vederlo perché lui sta in una classe sportiva dove gli atleti con paraplegia non sono molto avvantaggiati. Ma lui nuota come se operasse, è veramente fine nei gesti, non lascia trapelare nessun tipo di emozione ed i risultati gli stanno dando ragione perché in ogni gara riesce a salire di ranking o meglio a fare dei personal best che non è cosa da poco per atleti già di alto livello.”

“La medicina è un altro bell’ambiente perché anche in questo ho sempre vissuto avendo genitori medici per me è stata una cosa piuttosto naturale inserirmici. Poi appassionandomi durante i vari studi, avendo sempre l’amore per lo sport ed anche dopo l’incidente mi sono indirizzato sulla parte ortopedica e quindi mi sono avvicinato un po’ più a quel mondo.”

“Indubbiamente dopo l’incidente sono cambiate tante cose, soprattutto all’inizio bisogna prendere un po’ di misure. Inevitabilmente si cambia anche in base al periodo della vita in cui capita l’incidente o invece da un punto di vista congenito se si tratta di una cosa dalla nascita si tratta di un approccio completamente diverso. Diciamo che in questo mi ha dato una grossissima mano mia moglie, quindi sotto questo aspetto ho avuto un’ottima fisioterapista.”

La Nazionale

“Rappresenta comunque l’essere riuscito ad arrivare lì, l’esser riuscito, rappresentando la tua Nazione, a prevalere, è una cosa che per me significa tanto.”

“Sarebbe molto emozionante, riuscire a far suonare l’inno è sempre un bell’obiettivo, al momento abbastanza distante, però chissà…”

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