Elezioni 2018, sulla disabilità niente da dire

Elezioni e disabilitàSono più di quattro milioni (senza considerare i familiari che vi ruotano attorno) ma a meno di un mese dalle elezioni politiche di loro non si sente parlare. Eppure, come indicato da alcuni dati Censis, il trend è in crescita: “nel 2020 le persone disabili arriveranno a 4,8 milioni (il 7,9 della popolazione) e raggiungeranno i 6,7 milioni nel 2040 (il 10%).”

Non si tratta più di una nicchia, di un qualcosa di estraneo alla comunità, lontano dalla collettività (basti pensare al numero crescente di persone che presentano una disabilità conseguente all’avanzare dell’età). E se anche così fosse, se davvero stessimo parlando di una piccola realtà, non dovrebbe essere l’ignoranza la risposta di una società giusta, inclusiva, attenta ai bisogni di tutti e pronta a tutelare ancor più fermamente quelli dei più fragili.

Sì, perché al di là della pazienza, della forza d’animo e della determinazione che una persona disabile e la sua famiglia possono dimostrare c’è la vita di tutti i giorni da affrontare, con le relative difficoltà e necessità, non solo di natura economica. L’assistenza, le cure, l’alimentazione, gli ausili tecnologicamente avanzati, le pensioni di invalidità, il Fondo di non autosufficienza, il Dopo di Noi, solo per citarne alcune.

Di temi da affrontare ce ne sarebbero anche troppi, ma in piena campagna elettorale sul fronte disabilità tutto tace. E mentre c’è chi si riempie la bocca di parole inutili, chi di promesse senza alcun fondamento, chi di argomenti che non conosce, le politiche per la disabilità sono ignorate ed abbandonate.

E’ la Federazione Italiana per il superamento dell’Handicap (Fish) a rompere il silenzio con un manifesto in 16 punti che vuole ricordare alle forze politiche quali sono i temi caldi della disabilità che meritano di essere affrontati:

  • Diritto alla salute: affinché questo diritto fondamentale venga rispettato è necessario “attribuire un ruolo centrale alle persone con disabilità nei programmi di abilitazione e riabilitazione affinché esse stesse siano protagoniste di rafforzamento delle attitudini e potenzialità individuali” e garantire “la reale disponibilità di ausili e tecnologie adeguate, attuando realmente il nomenclatore tariffario approvato nei LEA e nuove linee guida sulla riabilitazione”. E’ importante inoltre “considerare la prospettiva delle donne e delle ragazze con disabilità nei servizi sanitari (informazione, prevenzione diagnosi, cura) di ostetricia, ginecologia e per la salute riproduttiva”, sottolinea il manifesto della Fish;
  • Riconoscimento della condizione di disabilità: indispensabile ed urgente rivedere le modalità di accertamento dello stato di invalidità, che come fa notare la Fish “producono esiti assolutamente inadeguati alla costruzione di progetti personalizzati, alla attivazione di sostegni adeguati, alla predisposizione di politiche coerenti e di servizi inclusivi”;
  • Non autosufficienza e servizi di supporto intensivo: occorre elaborare un concreto Piano sulla non autosufficienza e vita indipendente che definisca i livelli essenziali delle prestazioni ed interventi sociali”, la “ricomposizione della correlata spesa socio-assistenziale e socio-sanitaria” affinché tali interventi dispongano delle risorse adeguate e necessarie a renderli pienamente esigibili con “un incremento graduale e strutturale delle risorse fino a 7 miliardi”. Occorre inoltre una “ridefinizione delle modalità di compartecipazione (Isee) e agevolazioni fiscali e tributarie, superando inique interpretazioni comunali e regionali”;
  • Vita indipendente ed inclusione sociale: è necessario che lo Stato, le regioni e gli enti locali sostengano i progetti per la vita indipendente delle persone con disabilità; devono quindi essere previsti stanziamenti strutturali, giacché non si tratta di spese, ma di investimenti. In questa prospettiva è anche necessario giungere all’abrogazione delle tutele legali coercitive (inabilitazione e interdizione) ed il rafforzamento di quelle più prestazionali come l’amministratore di sostegno”;
  • Riconoscimento della figura del caregiver familiare: occorrono degli interventi seri che consentano di giungere ad una norma che non solo riconosca e valorizzi il ruolo del caregiver familiare, ma che preveda anche misure di tutela previdenziale, di malattia, di tecnopatia e di riconoscimento di contributi utili al pensionamento. Tali interventi di welfare aziendale e di flessibilità lavorativa sono indispensabili per evitare ai familiari (in particolare le donne) di abbandonare il proprio lavoro con conseguente rischio di isolamento e marginalizzazione;
  • Scuola e diritto allo studio;
  • Inclusione lavorativa: in ambito di diritto al lavoro, Fish chiede di “contrastare la disoccupazione, compreso quella delle persone con disabilità, vittime dello stigma dell’improduttività, attraverso strumenti concreti che garantiscano alla persona di ambire ad un lavoro confacente alle proprie abilità residue e necessità e senza discriminazioni legate alla disabilità o al genere”;
  • Accessibilità alle nuove tecnologie e diritto all’informazione e alla cultura;
  • Diritto alla mobilità;
  • Partecipazione politica e civile: occorre “riconoscere il ruolo della rappresentanza delle persone con disabilità e dei loro familiari rafforzandone la partecipazione ad ogni livello istituzionale nell’ottica dell’amministrazione condivisa poiché la partecipazione è bene comune oltre che libertà”. A tal fine, Fish chiede di “ripristinare la parte di sostegno alla struttura delle associazioni prevista dalla legge 438/98 ed abrogata con il decreto legislativo 117/2017 (Terzo Settore)”.

Leggi il manifesto completo 

Il prossimo 4 marzo noi cittadini italiani saremo chiamati ad esprimere una preferenza su chi vorremmo governasse il nostro paese, rappresentandoci. Ma come si può credere in uno Stato che considera solo alcune categorie di cittadini dimenticandosi di altre? Come si può credere in una dirigenza politica che non dà importanza ai bisogni ed alle necessità della popolazione?

Non si può più aspettare, rimandare, dimenticare. C’è bisogno di risposte, c’è bisogno di concretezza, c’è bisogno di rispetto.

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