Legittimazione e dignità – Il CIP diventa Ente Pubblico – Luca Pancalli

Lo scorso 17 febbraio il Comitato Italiano Paralimpico è diventato Ente pubblico. Un passo sicuramente importante, ma cerchiamo di capire con il Presidente Luca Pancalli che cosa significa e cosa cambia con questo riconoscimento.

Legittimazione e dignità

“Innanzi tutto questo è il riconoscimento ad un lavoro, e questo lo dico da uomo di sport e da dirigente sportivo – afferma Luca Pancalli – un lavoro che è stato portato avanti da una squadra, con me compreso, con un obiettivo: è come se un atleta fosse arrivato al traguardo. Questo traguardo rappresenta un risultato per tutta la famiglia paralimpica italiana, non è un traguardo individuale, perché attraverso il riconoscimento della natura giuridica pubblicistica, da un lato si è data piena legittimazione e dignità al nostro movimento, fino a 15 anni fa eravamo nella sciatteria terminologica del tempo la Federazione Italiana Sport Disabili, una sorta di riserva degli indiani, un ghetto all’interno della grande galassia del mondo sportivo italiano e faticavamo a far riconoscere le nostre peculiarità e le nostre esigenze. Oggi siamo diventati Ente pubblico, quindi legittimazione e dignità ma soprattutto si è elevato ad interesse della comunità quella che è la mission del Comitato Italiano Paralimpico, il promuovere lo sport, il diritto allo sport fra tutti i ragazzi e ragazze disabili di questo paese è diventato un interesse della collettività, dell’interesse pubblico, questo è l’aspetto più importante”.

Un pezzo di welfare del paese

“C’è da dire che non siamo stati con le mani in mano, nel senso che in tutti questi anni abbiamo già da tempo attivato percorsi ed iniziative che hanno anticipato in qualche modo quello che adesso potrà essere reso più efficace e pervasivo. Con i rapporti con il territorio e le Unità spinali, con il mondo della sanità, noi avevamo instaurato un dialogo e dei progetti importanti per la divulgazione delle attività motorie e sportive nella fase riabilitativa immediatamente post acuta post riabilitazione nelle Unità spinali. E’ chiaro che il riconoscimento ci da’ una maggior forza: nel momento in cui noi, da Ente pubblico, cominceremo ad intrattenere rapporti con altri soggetti e pezzi dello Stato ovviamente la nostra forza sarà ben diversa. Questo non soltanto nel settore sanitario ma tutto ciò che è afferente al mondo socio sanitario. Io ho sempre detto che il mondo paralimpico, al di là del top level, della dimensione agonistica di cui non ci dobbiamo dimenticare, noi rappresentiamo sostanzialmente un pezzo di welfare del paese per quello che portiamo avanti. Oggi quindi saranno favoriti i rapporti perché ci parleremo fra pezzi dello Stato”.

Territorio, società e federazioni

Per quanto riguarda le federazioni e tutto ciò che riguarda il pianeta del Comitato Paralimpico sostanzialmente cambia poco se non la capacità di sostegno che noi, mi auguro, avremo sempre maggiore da dedicare alle Federazioni Paralimpiche e non mi riferisco solo al sostegno economico e finanziario ma anche al sostegno che si può dare forte di questo biglietto da visita diverso; immaginate solo il far rete in una grande squadra della comunicazione con tutte le federazioni  e gli uffici stampa afferenti alle federazioni forti di un imprimatur di quello che oggi è un Ente pubblico. Ma si pensi anche al livello, di qui la legittimazione e la dignità, che avranno i nostri organi periferici e territoriali come anche tutte le società sportive dilettantistiche che in qualche modo si sentivano figli di un Dio minore fino a ieri ma oggi, con il riconoscimento e con l’appartenenza al mondo paralimpico anche loro acquisiscono uno status sul territorio più importante e questo può favorire quell’azione che poi vede nelle società sportive la prima cellula, la linfa principale, quell’azione di promozione e divulgazione dello sport tra tanti ragazzi disabili”.

Benefici maggiori degli ostacoli

“Questa è una preoccupazione che credo nell’immaginario collettivo sia molto diffusa, generalmente si associa il pubblico all’idea di un grande carrozzone, che non funziona, che è burocratizzato, appesantito nella propria macchina, la burocrazia, Majakóvskij ha scritto che la burocrazia sia la tela di ragno che imprigiona i cervelli. Però non è sempre così e non necessariamente deve essere questo. Noi già da tantissimi anni, a partire dal 2003-2004, abbiamo improntato tutte le nostre procedure di azione a quelle che sono le necessità di evidenza pubblica per cui per noi non ci sarà nulla di nuovo da scoprire, nel senso che siamo già allenati nella gestione di una macchina che oggi naturalmente più di ieri si può fregiare della natura giuridica pubblicistica. Ma io non credo che si tradurrà in un appesantimento burocratico, credo che ciò che ne trarremo in termini di beneficio sarà sicuramente maggiore rispetto a qualche piccolo ostacolo che avremo in più. Perché, vedete, esercitare la vigilanza, questa forma di sovraintendimento delle attività svolte dalle federazioni riconosciute dal Comitato Paralimpico, delle attività sportive nel paese a qualunque titolo e in qualunque modo organizzate ci darà anche la possibilità di intercettare tante iniziative delle quali non saremmo venuti a conoscenza e che magari possono rappresentare un’amplificatore dell’azione già svolta dalle federazioni, dalle associazioni benemerite, dagli enti di promozione…quindi a mio modo di vedere alla fine del conto sicuramente le positività saranno maggiori delle negatività.

Due mondi, un’unica famiglia

Voglio fare un po’ di chiarezza, questo è un difetto della comunicazione dell’era moderna. Purtroppo oggi la comunicazione è improntata sui, credo, 140 caratteri di Twitter e si è persa l’abitudine da parte dei comunicatori di approfondire le notizie e gli aspetti di cui si fa oggetto la comunicazione. Lo sport italiano già adesso è una grande galassia: noi abbiamo due governance separate, il Comitato Olimpico e il Comitato Paralimpico, però oggi con la medesima dignità e legittimazione, che fanno riferimento a due organismi internazionali separati, il CIO e l’International Paralympic Commettee, che hanno delle governance e delle strategie di politica sportiva diverse perché diverse sono le peculiarità dell’organizzazione del mondo sportivo, pensate solo a quello che è accaduto con l’IPC che ha interdetto la partecipazione ai giochi paralimpici alla delegazione russa e un CIO che ha assunto una posizione diversa…mantenere le due governance, i due indirizzi di strategia di politica sportiva in maniera differente consente anche di interpretare quello che sono i ruoli a livello internazionale.

Ma poi abbiamo un’unica cerniera, che fa veramente da cerniera, un’unica macchina operativa perché la Coni Servizi  (la società operativa delle attività del Comitato Olimpico Nazionale Italiano partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia) avrà due clienti: il Comitato Olimpico e il Comitato Paralimpico, per cui nella parte più importante, quella della sostanza non quella dell’indirizzo politico, ma quello dell’operatività noi avremo comunque una macchina comune che è quella che fa da cerniera rispetto ai due mondi. E aggiungo: la vera integrazione ed inclusione, se noi andiamo oltre le dichiarazioni di Twitter, è quella che si realizza con le federazioni, è quella che si realizza attraverso le discipline ed oggi la maggior parte delle federazioni sono olimpiche che hanno accolto nel loro seno le discipline paralimpiche. Di federazioni di matrice esclusivamente paralimpica ne abbiamo sei che sono afferenti a discipline o che non trovano il corrispondente nella federazione olimpica o che hanno dei problemi a livello internazionale di dialogo con la corrispondente federazione internazionale per cui sostanzialmente quell’integrazione dello sport, quella importante, quella vera, non quella delle governance, quella della politica, ma quella della sostanza si sta realizzando ma si sta realizzando da 15 anni.

E il fatto che nel Consiglio nazionale del Comitato Paralimpico siedano tanti presidenti di federazioni olimpiche perché hanno nel proprio seno la disciplina paralimpica è la dimostrazione che noi siamo andando in quella direzione dopo di che io continuo a dire che lo sport italiano è uno e uno solo. Probabilmente si potrà immaginare, fermo restando che bisogna capire cosa accadrà a livello internazionale, arrivare non ad un’unica casa perché la casa già è unica, se voi sentite parlare sia il presidente Malagò che il sottoscritto, sia l’uno che l’altro parliamo di grande famiglia dello sport italiano; il problema è capire se si riesce ad arrivare ad un’unica governance che però dovrà avere la capacità di mantenere indirizzi strategici di politica sportiva differenti in relazione alle peculiarità per cui a una federazione dovrà dire che per la parte paralimpica devi fare questo per la parte olimpica devi fare quest’altro…e non si scordi, non voglio creare troppa confusione, bisogna essere chiari su questa cosa, non si scordi che l’esigenza di autonomia del mondo paralimpico è stata un’esigenza dettata dalla ricerca di legittimazione e dignità, come dicevo all’inizio, è anche legata alla peculiarità dei nostri attori: il mondo olimpico non ha necessità di interfacciarsi con il mondo della riabilitazione, della sanità, la protesizzazione…noi sì! Ci sono quindi, ne ho detta una ma potrei dirne altre dieci di peculiarità, che è giusto trovino una camera di compensazione nella gestione e nell’identificazione degli indirizzi di politica sportiva strategici diversa da quella del Comitato Olimpico. Dopo di che laddove si fa l’attività, nelle federazioni e nelle società sportive, lì bisogna integrare: la Federscherma ha gli schermidori paralimpici, la Federazione Canottaggio ha i canottieri paralimpici, la Fitarco idem, il Tennistavolo, il Tiro a volo…oggi la maggior parte delle federazioni sono federazioni olimpiche.

Il centro Tre Fontane bloccato dalla burocrazia

Il primo stralcio è da tempo venuto alla luce, sta lì per chiunque lo vuole andare a vedere, avremmo dovuto aprirlo prima delle Paralimpiadi di Rio purtroppo, in questo la burocrazia a volte crea degli ostacoli e dei problemi, sono subentrate delle difficoltà di carattere amministrativo, non afferenti, noi siamo pronti, Roma Capitale insieme a EUR Spa, che ha scoperto di essere proprietaria del 50% dell’area che ci era stata data in concessione da Roma Capitale con concessione edilizia a costruire, potete immaginare non è un piccolo problema, stanno tentando di arrivare ad una soluzione…noi siamo parte lesa, nel senso che abbiamo costruito, abbiamo investito denaro, abbiamo fatto procedure di evidenza pubblica e, questo è un tipico esempio di iniziativa imprenditoriale di cui si avvantaggia il pubblico non il privato, diciamo che tutti ci siamo rimboccati le maniche per garantire un pezzetto di buona prassi al paese…non riusciamo ad aprire, ci siamo incontrati giusto pochi giorni fa di nuovo con l’assessore allo sport e con un tavolo allargato ai vari interlocutori sia dell’amministrazione di Roma Capitale che di EUR Spa per capire come risolvere il problema. Devo dire da un lato sono demoralizzato, dall’altro confidente che si possa quanto prima inaugurare questo primo stralcio.

Peraltro aggiungo una cosa: il governo è stato talmente attento a questa grande iniziativa che ci ha dato un altro contributo per finire il secondo stralcio, finire l’edificazione del palazzetto dello sport con altri uffici e la foresteria con 96 posti letto altrimenti sarebbe come io l’ho definita una Coverciano amputata, perché senza la possibilità di alloggiare i nostri atleti, una sorta di college statunitense, da avviare allo sport paralimpico, la funzione sarebbe ridotta. Per cui abbiamo anche la possibilità economica di procedere velocemente al secondo stralcio. Purtroppo in questo caso la burocrazia non è una tela di ragno che imprigiona i cervelli ma è un muro contro il quale si vanno a scontrare le buone intenzioni come nel caso del Comitato Paralimpico.

Detto questo ho fissato per il 21 marzo, giorno di inizio della primavera, una passeggiata con gli amici giornalisti con telecamere e quant’altro tanto per far vedere che noi abbiamo finito…avevamo finito prima di Rio…con l’auspicio che prima della primavera possa partire anche la primavera di questo centro sportivo ed essere inaugurato. Qualora così non fosse avrete visto un bellissimo centro che, situazione tutta italiana, rimarrà chiuso fintanto che non si risolvono i problemi.

 

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