Il Puma nero – Giuseppe Campoccio

Giuseppe Campoccio, atleta del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, campione nella disciplina del Getto del peso, racconta la sua vita sportiva in questa bella intervista realizzata in occasione di un raduno preparatorio in vista degli Invictus Games.

“La disabilità per un militare è 300 volte più devastante rispetto ad un civile – spiega Giuseppe Campoccio –  perchè i canoni di selezione del militare sono quelli dell’integrità fisica…un soldato è difficile che si accetta da soldato quando non ha più un’integrità fisica perchè è la base che ti viene a mancare…”

Il Puma nero

“Mi conoscono nel mondo come Joe Black, il Puma Nero…evidentemente la zampata del puma nero graffia il cuore e i sentimenti delle persone e anche le coscienze, perchè il puma nell’ambito della religione indiana è un elemento di forza, c’è il totem del puma che è una rappresentazione di forza assoluta che protegge gli altri; nero perchè a me piace il nero…”

Le Arti Marziali e la boxe

“La mia vita sportiva comincia a 6 anni, entro in un dojo dove si faceva del judo, faccio un anno di judo e a 6 anni cosa vuoi che sia…è un contesto prettamente ludico, è giusto che sia così…si comincia a giocare, si comincia a saper cadere, a fare le capriole, si comincia a fare le prime prese…però poi mi innamoro del karatè, quindi abbandono letteralmente l’arte del judo e mi immergo completamente nel karatè. Ho cominciato a studiare la storia del karatè, dei monaci che hanno iniziato per primi a praticarlo…e poi mi sono immerso negli studi di respirazione, negli studi delle religioni orientali. Il karatè mi ha aiutato molto a formarmi anche a livello caratteriale perchè l’ho preso più dal punto di vista spirituale che dal punto di vista fisico; poi dicevano che ero molto bravo perchè nei kumite, nei combattimenti, ero un bel fighter, un bel combattente…”

“Poi ho fatto 6 anni di pugilato…il parallelismo tra gli sport o la boxe per antonomasia…quello è il bello…che metti il ginocchio per terra perchè devi riprendere fiato, come la vita che ti mette alla prova poi prima dei 10 secondi ti rialzi, perchè il vero combattente è quello che si rialza, non è quello che rimane ko. Io ho provato due volte di andar giù, ho toccato con il ginocchio il ring per due volte, mi sono rialzato…ho atto 6 incontri e tutti e 6 li ho vinti per ko!”

Il Getto del peso

“Io ho l’immagine di Alessandro Andrei quando in una serata ha fatto 5 primati mondiali uno dietro l’altro…il getto del peso è sempre stato quello che mi è rimasto nella mente come gesto tecnico. Il peso per me è una metafora della vita, come il lancio è una metafora della vita; l’andare avanti centimetro dopo centimetro, giorno dopo giorno, il migliorarsi in continuazione, sia dal punto di vista umano, soprattutto nella vita, poi dal punto di vista tecnico certo, il centimetro in più ti da voglia di continuare ad allenarti quindi quella è la grande metafora, continuare sempre a migliorarsi, andare sempre avanti, vivere giorno per giorno in maniera positiva e il giorno successivo forse sarà migliore però ti ci devi allenare…”

“La mia medaglia più bella è vivere, è stare qui a parlare con voi e cercare di fare tanto per gli altri, questa è la mia medaglia più bella. Penso di arrivare a Parigi 2024, passando ovviamente per Tokyo 2020…sto sognando…è quello che mi fa andare avanti…la cosa bella è proprio questa…nessuno può impedirmi di sognare…”

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