Daniela Pascolini – La clownterapia

Schermata 2014-11-29 a 19.09.17Ha origini italo-americane, e’ esperta di finanza ed economia, ha studiato ingegneria, filosofia e astrofisica, ha fatto la segretaria e la traduttrice per poi intraprendere la libera professione…ma la sua vera vocazione e’ quella di far sorridere le persone che soffrono…

Seguendo le orme del grande medico americano Patch Adams fonda la Ancis Politeia, una onlus impegnata nello sviluppo e la diffusione della clownterapia…

Dopo il terribile terremoto in Abruzzo si adopera nelle tendopoli anche a favore delle persone disabili… Daniela Pascolini!

Daniela Pascolini e i disabili in Abruzzo

Daniela…come si fa a far sorridere un disabile in una tendopoli?

“Considerando l’ambiente, costretto in una tendopoli, l’unico sistema e’ andare da lui – spiega Daniela Pascolini – nel senso di cercare di evitargli innanzi tutto degli spostamenti o comunque fare in modo di rendergli semplice l’incontro con noi…trovare quindi un momento di unione anche con persone che non siano disabili, nello stesso ambiente farli divertire tutti insieme con strumenti che sono molto rudimentali perche’ in una tendopoli non ci sono i nostri oggetti di casa oppure gli strumenti di cui potremmo fare un acquisto ad hoc…in una tendopoli ti devi adattare…la prima cosa che dobbiamo fare e’ noi andare verso di loro e sorridere, ed e’ gia’ sicuramente un aspetto molto positivo quello di vedersi di fronte una persona come noi in quell’ambiente, in quell’ambito, e gia’ quello e’ un elemento di sorpresa…”

La clownterapia – invertire il senso delle emozioni

Cos’e’ la clownterapia e come ti ci sei avvicinata…

“La clownterapia…una definizione veramente unica non e’ che ci sia – prosegue Daniela Pascolini – perchè poi in definitiva l’abbiamo unificata noi che facciamo attivita’…l’abbiamo ricondotta a un principio che poi e’ quello della gelotologia, da gelos, riso, e da alcuni esperimenti che sono stati fatti da persone che erano nell’ambito del circo e poi dei medici, i nomi sono abbastanza noti, uno dei più recenti, il padre fondatore di una filosofia abbastanza diffusa e’ il grande Patch Adams…e’ invertire il senso delle emozioni, cioe’ se io sono triste devo diventare improvvisamente contento, felice, se sono depresso devo trovare un equilibrio emozionale, quindi la capacità del clownterapeuta è quello di invertire il senso delle emozioni, di saper ripristinare un equilibrio laddove sia stato perso…”

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La clownterapia in corsia

Tu hai portato la clownterapia tra i malati terminali, dove trovi la forza di far sorridere un bimbo malato di tumore

“La prima grande forza l’abbiamo dentro di noi – confessa Daniela Pascolini – il grande dono che comunque ha e che riceve anche dall’altro nel fare servizio è la tua forza. E’ uno scambio e proprio per questo i clown dottori si preparano a questi incontri, fanno un’intensa attività formativa, la fanno sia a fianco delle persone che hanno più esperienza di loro e che quindi mascherano l’eventuale emozione, perchè c’è sempre un inizio per chi si avvicina alla malattia, sia come paziente, come malato, sia come colui che porta sollievo e si deve essere preparati in entrambi i casi. Ci sono dei malati che reagiscono male: rifiutano la nostra presenza, rifiutano la malattia e quindi in quel caso noi ci allontaniamo, non disturbiamo…ci sono dei casi in cui invece viene ampiamente richiesta la nostra presenza e allora noi siamo ben felici di rimanere, di contribuire alla serenità del paziente…”

“La tristezza che ci coglie – sottolinea Daniela Pascolini – è quella di vedere l’evoluzione della malattia del nostro ospedalizzato, nel ragazzo piuttosto che nell’anziano, e non ritrovarlo più…perchè può succedere nella successiva visita o trovarlo diverso, magari con un arto in meno…come ci è successo…ce le raccontiamo tra di noi quando ci vediamo noi clown dottori…ma lo sai che…non c’è più…purtroppo…oppure, sai che…gli hanno fatto l’operazione…oppure la bella notizia che è tornato a casa e che è guarito… ecco noi viviamo in silenzio le sorti dei nostri piccoli ospiti… quindi siamo sempre in apprensione ma non vogliamo mai farlo vedere, è proprio vera quella frase che dice che colui che sorride non è detto che sia interiormente felice…”

Ancis Politeia

Tu hai fondato questa onlus che si occupa appunto di comicoterapia, ma come si forma in realtà un clown?

Schermata 2014-11-29 a 19.09.52“Innanzi tutto sceglie l’associazione e poi sceglie i corsi da fare. Però se si inserisce in una associazione sceglie anche tutto ciò che ne consegue al suo interno ma ha la facoltà di arricchire il suo know-how, magari aderendo a dei corsi che fanno altre associazioni o aderire a dei grandi incontri come quello che abbiamo fatto noi di recente che è stato il congresso internazionale di comicoterapia. Li si ha una crescita splendida perchè, secondo me, la migliore crescita è quella dell’interscambio, conoscersi fra le associazioni e confrontarsi, quello che noi cerchiamo di fare da sempre, poi ci ritroviamo anche a parlare da soli, però noi facciamo il tentativo costante di creare il dibattito perchè, poi lo costatiamo, riceviamo risposte di vario genere. Quello che a noi interessa è garantire il dialogo, garantire un’operatività e una crescita formativa, e lo stiamo anche dimostrando in campo sanitario in quanto ci siamo accreditati presso il Ministero della Salute già dieci anni fà”.

La clownterapia e lo sport

Parlando di date, di nascite…tu nasci nel 1960, anno del boom economico e delle Olimpiadi di Roma ma anche dei primi Giochi paralimpici moderni: come può secondo te la clownterapia aiutare le persone disabili ad acquisire più sicurezza, ad avere meno paura e ad avvicinarsi di più allo sport…

“Innanzi tutto farli non sentire diversi, questa è la prima cosa…e disabili con disabili, aiutare nell’inclusione sociale il disabile che non riesce a potersi inserire come lui ha fatto. L’ho visto sentendo le testimonianze di quei disabili che hanno detto noi siamo fortunati perchè possiamo fare sport…è un messaggio splendido – conclude Daniela Pascolini – quello di una persona disabile che si reputa fortunata per la sua condizione rispetto a quella di un altro che non lo può fare…”

Daniela, io ti ringrazio, è stato veramente bello averti qui…

 

 

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