Un dono chiamato Maria

Un dono chiamato Maria ante Al via a Firenze la prima edizione delle Olimpiadi dedicate ad atleti con Sindrome di Down: dal 15 al 22 luglio infatti il capoluogo toscano ospiterà i  Trisome Games, un grande evento in cui atleti provenienti da 36 paesi diversi si cimenteranno nelle più svariate discipline sportive. Ability Channel, che in collaborazione con la Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva e Relazionale seguirà lo svolgersi della manifestazione, ha voluto cogliere l’occasione per riproporti una bella storia che ha come protagonista il rapporto profondo tra una zia e la sua nipotina, con la Sindrome di Down. 

Maria è stato un regalo del cielo

Un dono chiamato MariaUna bella storia raccontata in una lettera pubblicata sulla rivista femminile Vanity Fair e che vogliamo riproporti. Una storia che ha come protagonista il rapporto d’amore tra una zia e la sua nipotina, una splendida bambina con la Sindrome di Down. A scrivere la lettera è Agnese Landini Renzi, moglie del Premier che insieme a Matilde Renzi, sorella del Presidente del Consiglio, sarà la madrina di questo grande ed importante evento sportivo che Firenze avrà l’onore di ospitare: i Trisome Games.

 

Una lettera che racchiude un inno alla vita e all’amore in cui la diversità non è altro che un dono, delle parole che fanno riflettere molto sul rapporto tra società “normodotata” e disabilità.

“Maria è stato un regalo del cielo. Da quando c’è lei non dico più ‘una Dawn’, ma ‘una persona con la Sindrome di Down’, o, ancora meglio, ‘una persona che ha anche la Sindrome di Down’.
Maria ha quattro anni ( o cinque meno uno, come dice lei, chissà perché!). Maria gioca con la sabbia, nuota con i suoi braccioli arancioni, si tuffa, e quando riemerge a galla ride di gusto, anche se ha bevuto dal naso e dalla bocca…Poi allunga le braccia e dice – ‘Vieni anche te, zia ?’- . Tu la guardi e pensi che è meravigliosa. Un perenne inno alla gioia. E la segui in mezzo alle onde.

Maria è stato un regalo del cielo. Un regalo che Matilde, sorella di mio marito, ha scelto di fare insieme a suo marito Andrea, accogliendo una richiesta speciale. ‘C’è una bimba abbandonata, si chiama Maria. E ha la Sindrome di Down. Stiamo cercando una famiglia disponibile ad adottarla’. Avevano già due bimbe piccole. Ma quella è stata una chiamata. Si sono presi un po’ di tempo per riflettere, hanno ascoltato in profondità e hanno aperto le braccia alla vita: ‘La prendiamo noi.’

Un dono chiamato Maria1E così, con un solo gesto, hanno consegnato alle loro figlie l’insegnamento di tutta una vita: l’unica cosa che conta è amare. Da quando c’è Maria, ho imparato tante cose. Innanzitutto che le parole non sono tutte uguali perché prima di tutto Maria è una persona, non una malata.
Poi ho imparato a sorridere alle persone che incontro per strada, o a scuola, o al cinema, soprattutto se sono portatori di una disabilità. Prima quando notavo un bambino speciale, avevo una sorte di timore: sentivo il desiderio di avvicinarmi, ma temevo che il mio gesto fosse frainteso. Una mamma che sente su suo figlio disabile gli sguardi compassionevoli dei passanti soffre. Perché la disabilità mentale, purtroppo, fa ancora troppa paura.
Maria con la sua carica di gioia di vivere, ha rotto ogni argine tenuto su dalle stanche consuetudini degli uomini, e mi ha restituito l’ingenuità del cuore.
Conoscere è il primo passo per rompere il muro della diffidenza: conoscere significa abbattere il pregiudizio, conoscere serve a scoprire che la disabilità è solo una delle tante caratteristiche della persona che hai davanti, la quale è abile, anche solo per il fatto di farti guardare alla vita con i suoi occhi puri e liberi.

L’altra sera a cena qualcuno se ne esce con la frase : – ‘Chissà come sarebbe la Maria se non avesse la Sindrome di Down – .’
Si gira mio figlio piccolo, e con la sua ingenuità da bambino replica: – La Maria è la Maria, come faccio a pensarla diversa da come è? – “.

Fonte foto: Vanity Fair.

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