Affascinato dall’arco – Alberto Simonelli

Alberto Simonelli intervistato ai campionati italiani di arco paralimpico a Suzzara, vicino Mantova, racconta della sua vita in questa disciplina sportiva.

L’arco compound a Pechino

“La vittoria più bella è sicuramente Pechino – racconta Alberto Simonelli – la prima paralimpiade, la prima entrata del compound, della disciplina del compound…portare a casa da subito un argento…non è da buttare. Ma anche tutti i titoli che mi son fatto, però la vittoria principale è quella…”

“Si, è molto tecnologico…all’inizio questo arco era nato per la caccia, poi piano piano è stato portato al tiro della targa ed è quello che stiamo facendo tuttora…”

Alberto Simonelli e il tiro con l’arco

“L’ho scoperto casualmente a far sport terapia – continua Alberto Simonelli – ero ricoverato in ospedale, mi sono avvicinato alla sport terapia dove c’era il tiro con l’arco, quindi mi ha affascinato dall’inizio e ho cominciato a fare quei piccoli corsi che si fanno durante la degenza. Poi man mano ho cominciato a chiedere in giro dove si potesse fare tiro con l’arco, quali società facessero tiro con l’arco. Dopo un anno e mezzo sono uscito dall’ospedale, mi sono affiancato a questa società e piano piano ho cominciato a tirare seriamente visto che si parlava tutt’altro che sport terapia. Da lì mi hanno adocchiato quasi subito, ho fatto i miei primi campionati italiani a Ostia e li ho vinti e piano piano sono arrivato dove sono adesso…”

“Di solito si va a cercare prima di tutto come porsi sulla linea di tiro, i movimenti e la gestualità che si deve avere per scoccare una freccia e poi praticamente viene il nulla…”

La sfiga

“La sfiga? Prova a immaginartela…Non te lo dico adesso ma io ho avuto una sfiga…non farmi dire neanche parolacce che non ho voglia… Ho avuto un piccolo incidente alle paralimpiadi di Londra: dopo la qualifica ho sistemato l’arco nella valigia e mi son trovato per terra…anzi mi sono ritrovato in ospedale perché per 45 minuti sono stato senza conoscenza, poi sono stato sistemato alla meno peggio perché due giorni dopo la caduta avevo gli scontri dove sono poi anche riuscito a piazzarmi abbastanza bene, al quinto posto…però la botta c’era…”

“Nel rientro a casa, dopo un paio di mesi, mi hanno trovato questo ematoma subdurale alla testa…mi hanno operato… Spero che a Rio non vada così…”

I tatuaggi e il carattere

“E’ una cultura che affascina, non ho mai conosciuto fino in fondo il loro sistema ma mi piace il loro disegno, come è fatto, dietro ogni disegno c’è una storia e non te la racconto tutta ora…”

“Io sono un disastro così, si è visto anche oggi…tiro benino con l’arco, tiro bene…almeno quello…il carattere, leggermente brutale, mi dicono…”

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