A scuola con Martina Caironi

Abbiamo seguito Martina Caironi, medaglia d’oro nei 100 metri alle paralimpiadi di Londra, per una giornata intera, dall’incontro con gli studenti della scuola CFP Canossa di Brescia all’allenamento pomeridiano sul campo di Bergamo, sua città natale.

Le emozioni della corsa

“Quando corro mi sento libera, mi sento capace, mi sento abile, a discapito delle definizioni che dicono che una persona è disabile…è vero, una persona è disabile, ma è importante secondo me valorizzare l’abilità del disabile, considerare quello che può fare con gli strumenti che ha, con quello che gli è rimasto… ” racconta Martina Caironi agli studenti della CFP Canossa di Brescia.

“Dopo che ho perso mezza gamba – continua Martina – è chiaro che all’inizio era tutto triste, però poi ho pensato che da qui devo ripartire…mi è rimasto tutto meno mezza gamba! E’ come il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, io ho visto il bicchiere mezzo pieno…avevo una gamba e mezzo e non una mezza gamba in meno! Avevo ancora una gamba e mezzo quindi da lì sono ripartita per fare tutto”.

a scuola con Martina

L’importanza di andare nelle scuole

“L’importanza è grande – spiega Martina Caironi – perchè vedi poi i frutti, magari non li vedi subito, magari non li vedrai tu di persona, ma sai che ci saranno perchè facendo così è come se lanciassi dei semi nelle persone, nei giovani. A volte vado dai bambini che sono ancora vergini di mente nel senso che assorbono un sacco…è importantissimo perchè apre di più la visione del mondo della disabilità e dello sport per disabili. Per me, tutto quello che faccio è assolutamente naturale, non dico che non ci vedo nulla di speciale però ormai la mia vita è così. Però noto che in realtà non è così scontato, quindi raccontarlo a chi non conosce questa realtà non fa altro che arricchire il loro mondo, e quindi a volte faccio anche dei sacrifici nella mia vita, soprattutto ultimamente, per questo motivo, perchè so che può servire…”

“La velocità, la coordinazione, nello stacco…molta energia…quindi io avendo solo una gamba devo cercare di non farmi del male a quella gamba e cercare di staccare con la protesi, quindi voi immaginatevi di affidarvi completamente a un oggetto che non è propriamente del vostro corpo, cioè una parte di voi che non è propriamente vostra, ma è artificiale…Questo è quello che faccio io quando corro e quando salto…mi fido…”

a scuola con Martina

Normale, disabile o bionica?

“Dovresti chiederlo ai ragazzi, però quello che mi dicono, i riscontri che ho, i feedback…loro vedono in me la forza che c’è stata nel reagire. Quindi magari spero che ne prendano anche spunto nella loro vita personale…poi credo che un pò dal mio esempio e un pò guardando anche altre cose, altri esempi, possono cominciare ad avere l’idea di un’atleta disabile che non è nulla di strano ma qualcosa di normale, come un atleta normodotato”.

“Il fatto di vedermi come disabile o come persona dipende da come mi pongo io. Io in genere non mi pongo come disabile ma come persona con disabilità. Quindi gli racconto tutta la mia storia…nella mia storia c’è il cambiamento da normodotata a disabile, ma le cose che racconto sono cose normalissime e che fanno tanti altri ragazzi normodotati e quindi la disabilità è solo una parte di me – conclude Martina Caironi – come dicevi tu prima…tu sei pelato e io sono disabile…”

 

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