Il primo trust che attua la normativa sul Dopo di Noi

TrustTrust in Life è il nuovo progetto condiviso da UBI Banca, Anffas e Cgm per il “Durante e Dopo di Noi”. Si tratta del primo trust di un istituto di credito italiano in attuazione della Legge sul Dopo di Noi che si rivolge ad un bacino potenziale di 127.000 famiglie italiane. La vera novità? La messa a disposizione di modelli innovativi e servizi a cui le famiglie potranno rivolgersi per affidare beni e risorse necessari all’assistenza del figlio disabile.

Che fine avrà fatto il Dopo di Noi? Sarà la solita “cosa all’italiana” che dopo tanto rumore finisce nel dimenticatoio? Sono queste alcune delle innumerevoli domande che, più che giustamente, si sono posti i tanti genitori italiani con un figlio disabile a carico a distanza di più di un anno dalla sua approvazione (alla quale si è arrivati dopo un lungo calvario). Fortunatamente stavolta la risposta è negativa: qualcosa si è mosso, finalmente. Ma vediamo di fare chiarezza.

Il provvedimento noto con il nome di “Dopo di Noi” (Legge n.112 22 giugno 2016) nasce con l’obiettivo di favorire e tutelare il benessere e l’autonomia delle persone con gravi disabilità non secondarie ad invecchiamento (e che quindi necessitano della continua assistenza dei familiari) non soltanto nel periodo di reale assistenza da parte dei genitori ma anche (e soprattutto) in un futuro in cui, per ovvi motivi, il sostegno familiare verrà meno. E le famiglie che necessitano di un aiuto concreto (sia di natura economico-finanziaria che socio-sanitario), come evidenziato da uno studio condotto da AICCON, non sono poche: sono infatti 127.000 le persone potenzialmente interessate e destinatarie della legge. 

Come è strutturato il progetto “Trust in Life”

Una domanda più che legittima, affiora: “Cos’è un trust?” Il Trust è uno strumento giuridico con cui un soggetto trasferisce ad un altro la proprietà di determinati suoi beni con il compito di amministrarli a suo nome affinché venga raggiunto un determinato scopo. Nel caso in questione, la legge sul “Durante e Dopo di Noi” prevede la possibilità di creare un trust al fine di assistere, tutelare e rispondere alle necessità di una persona con grave disabilità.

La reale svolta del progetto e quindi della legge non sta ovviamente nei 90 milioni di euro del Fondo Nazionale previsto che di certo non bastano a garantire un futuro a tutte le persone con disabilità grave, ma nel proporre ed offrire degli strumenti innovativi e servizi che attualmente non esistono con l’obiettivo di costruire un progetto di vita (che comprenderà anche la gestione di beni immobili o delle risorse finanziarie) per tutte quelle persone che altrimenti, alla morte dei propri genitori, non ne avrebbero uno. 

Nello specifico quindi, Trust in Life si fonda su due pilastri principali:

  1. Il Progetto Vita, previsto dalla Legge 328 e dal Dopo di Noi, che sarà progettato e seguito da Anffas e Cgm (che si occuperanno quindi della gestione dei servizi alla persona) ovviamente con l’accordo ed il consenso della persona disabile e della sua famiglia;
  2. Il trust predisposto da UBI Trustee per la gestione delle risorse economico-finanziarie ed immobiliari.
    Ma il progetto Trust in Life prevede tre differenti tipi di trust:
    – quello individuale, secondo il quale la gestione dei beni della persona disabile ha come unica finalità la soddisfazione dei bisogni della persona stessa (in questo caso i beni devono avere un certo valore affinché possano garantire l’assistenza per una vita intera);
    – il trust di progetto, che può interessare fino a quattro persone disabili ed i loro beni relativi (ad esempio se una persona sola su quattro è in possesso di un determinato bene, le altre tre possono decidere di entrare nel progetto investendo i propri risparmi e quindi contribuendo alle spese di mantenimento di quel bene);
    – i trust di comunità: dove confluiranno i beni residui una volta che la persona disabile è deceduta.

Per fare un esempio concreto, i beni immobili e finanziari che i genitori lasceranno al momento del decesso al proprio figlio disabile, saranno opportunamente gestiti attraverso il Trust: Ubi Banca si occuperà della corretta gestione dei beni, mentre le cooperative aderenti a Cgm o Anffas provvederanno alla gestione dei servizi alla persona disabile (e quindi alla sua assistenza nel quotidiano). 

Accanto a tutto questo saranno attivate le reti territoriali competenti e saranno previsti eventi informativi nelle principali piazze italiane con l’obiettivo di coinvolgere in primis i principali soggetti interessati. 

Ultimo ma non per importanza, il progetto prevede un bando per un ristretto numero di iniziative candidate da soggetti del Terzo Settore rivolto a realtà di Anffas e Cgm. Il bando, che uscirà verso fine anno e terminerà nel primo semestre del 2018, identificherà i cinque migliori progetti che riceveranno da UBI un supporto finanziario importante. 

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