Prepotente, crudele e con disabilità: ecco Capitan Uncino

Redazione:

Captain James Hook, in Italia meglio conosciuto come capitano Giacomo Uncino, è l’acerrimo nemico di Peter Pan, il protagonista del celebre romanzo “Peter Pan e Wendy” di J.M. Barrie, che racconta la storia di un bambino fatato in grado di volare e delle sue avventure sull’Isola che non c’è.

“Peter Pan e Wendy”: com’è Capitan Uncino nel romanzo

La figura di Capitan Uncino non appariva nei primi abbozzi del romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1911, ed il suo personaggio è stato elaborato in corso d’opera. In “Peter e Wendy” Uncino è il cattivo principale, seppur diverso dalla consueta concezione di ‘cattivo’ che ognuno di noi ha. In lui vi è anche qualcosa di ammirabile perché si tratta di un cattivo gentiluomo, che comprende l’esistenza di un modo giusto e un modo sbagliato per commettere atti malvagi.

Nel romanzo, così come nella rappresentazione teatrale, Uncino rapisce Wendy Darling, la ragazza che Peter Pan ama nella quale riconosce anche una figura materna, sfidando il giovane in un duello finale durante il quale Uncino finirà dritto nella bocca spalancata del famoso ed affamato coccodrillo.

Uncino, capitano al comando di una nave di pirati crudeli e cattivi, è così chiamato da tutti perché indossa un uncino di ferro al posto della sua mano destra, che gli fu tagliata di netto da Peter Pan in un duello e che poi venne gettata in pasto ad un coccodrillo che, trovandola particolarmente appetitosa, da quel giorno iniziò a dare la caccia al capitano.

Fortunatamente il coccodrillo insieme alla mano ingoiò accidentalmente anche una sveglia: in questo modo Uncino sentendo il ticchettio dell’orologio ha il tempo di scappare quando l’animale si avvicina. Sostanzialmente quindi, Capitan Uncino è una persona con disabilità, poiché presenta un’amputazione a una mano.

Sebbene sia uno spietato capitano pirata, Uncino a volte sembra compassionevole, soprattutto con Wendy che viene trattata con un “occhio di riguardo” anche dal resto degli abitanti dell’isola. J.M. Barrie descrive Uncino come un personaggio spesso malinconico, ad eccezione di quanto infilza il suo uncino in una vittima, atto che lo eccita ed appaga profondamente.

È un magnifico cantastorie dalle tendenze narcisistiche, ama i fiori, la musica dolce ed è un musicista di talento. Diversi suggerimenti fanno pensare che Barrie abbia basato il personaggio di Uncino su sé stesso, tanto da condividere lo stesso nome.

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Come avvenivano le amputazioni nell’antichità?

Con il termine amputazione in genere si intende un’operazione chirurgica che consiste nel rimuovere un segmento corporeo, più comunemente un arto. Ma mentre oggi, grazie al progresso della scienza, della medicina e all’elaborazione di protesi sempre più all’avanguardia, si tratta di un intervento che nella maggior parte dei casi è privo di complicanze, al tempo in cui visse Capitan Uncino la storia era completamente diversa.

Il concetto di amputazione chirurgica infatti è nato solo quando l’uomo ha imparato come dominare o prevenire l’emorragia attraverso la legatura dei vasi. A causa della scarsità e dell’inadeguatezza dei primi strumenti chirurgici, operazioni quali l’amputazione, capaci di produrre ingenti perdite di sangue, spesso avevano un esito fatale.

Per prevenire la perdita di eccessive quantità di sangue, oltre alla legatura dei vasi veniva impiegata la tecnica oggi definita dell’emostasi preventiva, la quale si otteneva comprimendo con le mani i vasi interessati a monte dell’amputazione (il laccio emostatico verrà introdotto soltanto a fine ottocento).

Grazie al bolognese Bartolomeo Maggi vissuto nel 1550, e celebre per uno scritto sulle ferite da arma da fuoco, i chirurgi cominciarono a prendere in considerazione il problema della forma e della funzione dei monconi, che fino erano inutilizzabili perché doloranti e di forma conica.

Bisogna però giungere al sec. XIX, cioè alle scoperte dell’anestesia e dell’asepsi, per vedere progressivamente diminuiti i rischi dell’operazione e raggiunti quei perfezionamenti più vicini alla concezione moderna di protesi.

Capitan Uncino

I pirati sono come Capitan Uncino?

La pirateria è l’attività illegale di quei marinai, chiamati appunto pirati che, abbandonando per scelta o per costrizione la precedente vita sui mercantili, abbordano, depredano o affondano le altre navi in alto mare così come nei porti, sui fiumi e nelle insenature. Con le sue origini antichissime, che risalgono ad i tempi degli egizi, la pirateria è un fenomeno presente anche nel mondo contemporaneo. Seppur con armi sofisticate, i pirati di oggi usano le stesse tecniche di abbordaggio impiegate in passato.

La differenza tra pirata e corsaro

Benché spesso accomunati ai pirati, i corsari erano combattenti al servizio di un governo che, in cambio di un’autorizzazione a rapinare navi mercantili nemiche chiamata “lettera di corsa” (da qui il termine corsari), incameravano parte del bottino. I corsari però, se catturati, dovevano sottostare alle norme previste dal diritto bellico marittimo ed erano imprigionati al pari di un qualsiasi prigioniero di guerra. I pirati invece, schiavi solo di loro stessi, se catturati venivano impiccati all’albero della nave.

Una vita da pirata

Secondo il libro sui pirati scritto dal capitano Charles Johnson, a bordo dei velieri pirata non mancava il lavoro per l’equipaggio, impegnato in una costante manutenzione della nave. Le regole che l’equipaggio doveva rispettare erano poche ma molto dure:

  • Ognuno ha il diritto di voto, a provviste fresche e alla razione di liquore;
  • Nessuno deve giocare a carte o a dadi per denaro;
  • Le candele devono essere spente alle otto;
  • Tenere sempre le proprie armi pronte e pulite;
  • Ognuno deve lavare la propria biancheria;
  • Donne e fanciulle non possono salire a bordo;
  • Chi diserta in battaglia viene punito con la morte o con l’abbandono in mare aperto.

I pirati prendevano le loro decisioni in maniera collettiva, come in una democrazia che si rispetti. Non esisteva un leader assoluto: per effettuare le scelte relative alla conduzione della nave. Il bottino veniva diviso in quote uguali assegnando in certi casi due quote al comandante e una e mezzo al capitano. La base dei pirati più famosa fu un’isola a forma di tartaruga detta appunto la Tortuga, nel Mare dei Caraibi.

E il tesoro?

Sembra essere più leggenda che realtà il fatto che i pirati nascondessero i propri tesori in isole disabitate, anche se non si può escludere che ciò sia avvenuto realmente, in attesa di poterli smerciare senza rischio. I tesori dei pirati più ricercati del mondo sono il tesoro degli Inca e il tesoro sepolto nell’Isola del Cocco, al largo del Costarica.

“Hook – Capitan Uncino”

La figura di Capitan Uncino è stata approfondita nel celebre film del 1991 diretto da Steven Spielberg, “Hook“, in cui il famoso pirata è magnificamente interpretato dall’attore americano Dustin Hoffman. Nel cast anche Robin Williams nei panni di Peter Pan, Julia Roberts nel ruolo della fatina Trilli e Bob Hoskins che interpreta Spugna, il fedele nostromo del grande gentiluomo cattivo Capitan Uncino.

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