Parkinson e dieta, l’importanza di un’alimentazione corretta

Redazione:

Lo sapevi che una malattia complessa come il Morbo di Parkinson può essere controllata e gestita con maggior facilità grazie ad un’alimentazione sana e bilanciata? Alle persone malate di Parkinson infatti, a causa di alcuni sintomi secondari come la perdita d’appetito e la difficoltà di deglutizione, può non risultare semplice mantenere una dieta adeguata che garantisca l’apporto della giusta quantità di nutrienti e di liquidi. Esistono però dei piccoli accorgimenti che possono essere adottati e che aiutano la persona nel controllo della propria alimentazione migliorando, di conseguenza, l’effetto della terapia farmacologica.

Cos’è il Parkinson

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa progressiva che si manifesta in genere in età adulta, dopo i 50 anni. Questa patologia, che colpisce in media 150-200 persone su 100.000, è dovuta alla distruzione ed alla perdita delle cellule nervose della Sostanza Nera cerebrale che sono deputate alla produzione di un importante neurotrasmettitore, la dopamina, il cui compito è quello di modulare l’attività di alcune zone cerebrali. Le cause ad oggi sono ancora sconosciute ma si ritiene che all’origine della malattia concorrano fattori di carattere ambientale e genetico.

Leggi anche: Cos’è il Morbo di Parkinson – I sintomi e le cure

I sintomi

Il tremore e la lentezza nel compiere i movimenti (bradicinesia) sono tra i sintomi con cui in genere viene identificato il Morbo di Parkinson, anche se è bene tener presente che oltre il 30% dei pazienti con non presenta questo tipo di problematiche. Ad ogni modo, il Morbo di Parkinson è caratterizzato da alcuni sintomi definiti:

  • primari come appunto i tremori, la rigidità muscolare, la lentezza nel compiere i movimenti e le difficoltà di coordinazione;
  • secondari, che possono rappresentare dei campanelli di allarme nella diagnosi della malattia che in alcuni casi precedono di parecchi anni, come: depressione, inappetenza, difficoltà di deglutizione, perdita di peso, stipsi ed insonnia.

In genere questi problemi peggiorano con l’avanzare della patologia influendo in maniera rilevante nella vita quotidiana della persona e quindi anche nella sua sfera alimentare:

♦ A causa dei tremori il paziente ha difficoltà a maneggiare le posate e quindi i tempi necessari per consumare un pasto si allungano

♦ Spesso si ha una riduzione dei sensi come gusto ed olfatto

♦ I movimenti automatici del tratto gastrointestinale rallentano e questo può comportare difficoltà di deglutizione (disfagia) e di digestione, ridotto o mancato interesse per il cibo, senso di sazietà precoce, reflusso gastrico (a causa del lento svuotamento dello stomaco) e costipazione

♦ Inoltre, anche la depressione e la demenza, se presenti, contribuiscono ad acuire il quadro poiché possono portare la persona a dimenticarsi di mangiare o possono aggravare il suo disinteresse nei confronti del cibo e quindi l’inappetenza.

Trattamento: la Levodopa

Il trattamento previsto per i pazienti con Morbo di Parkinson si basa principalmente su farmaci che hanno il compito di stimolare l’organismo a sintetizzare ed utilizzare la dopamina. Il farmaco per eccellenza in questo caso è la Levodopa, un aminoacido neutro che dopo esser transitato per lo stomaco viene assorbito nell’intestino tenue passando quindi nel sangue ed arrivando al cervello. Nello stomaco la Levodopa viene degradata dagli enzimi gastrici e per questo motivo è fondamentale il tempo in cui il farmaco resta qui: maggiore è la permanenza, maggiore è la degradazione che il farmaco subisce, divenendo meno efficace. Qualunque processo che ritardi o inibisca il processo di assorbimento della Levodopa infatti (un rallentato svuotamento gastrico, la stipsi, ecc.) può determinare una riduzione della quota di farmaco disponibile, la cui concentrazione a livello cerebrale non è più costante e quindi non sufficiente al corretto controllo della sintomatologia. 

Alcuni aminoacidi neutri che vengono assunti con l’alimentazione utilizzano inoltre lo stesso sistema di trasporto impiegato dalla Levodopa, entrando in competizione con essa. Per questo motivo dovrebbe essere assunta a stomaco vuoto o accompagnata da un piccolo spuntino, circa 30 minuti prima dei pasti.

Una dieta corretta ed equilibrata nei pazienti che assumono Levodopa può quindi essere d’aiuto nel favorire l’assorbimento dei nutrienti ed il processo di digestione, assicurando un più efficace successo della terapia.

Leggi anche: Morbo di Parkinson e scrittura a mano

La dieta

Come già detto, la terapia nutrizionale è fondamentale nella malattia di Parkinson poiché non solo garantisce l’assunzione di tutti i nutrienti necessari, ma contribuisce anche a migliorare l’assorbimento dei farmaci. Ricordando che è sempre indispensabile rivolgersi ad un medico nutrizionista che possa prescrivere una dieta personalizzata in base alle esigenze specifiche della persona, vediamo insieme alcuni suggerimenti alimentari utili:

  • Redistribuire le proteine nelle 24 ore: nella prima parte della giornata è consigliabile assumere una dieta pressoché vegetariana introducendo le proteine alla sera. Come già anticipato infatti la Levodopa è un aminoacido e, come tale, entra in competizione per l’assorbimento con le proteine assunte con l’alimentazione. Poiché i farmaci vengono somministrati nella giornata, l’assunzione di proteine animali prima del riposo notturno non modifica in maniera sensibile l’assorbimento del farmaco. La quota proteica raccomandata non dovrebbe superare i 0,8 g/kg concentrati nel pasto serale.
  • Mangiare cinque volte al giorno, due pasti principali e due spuntini.
  • Prediligere il consumo di carboidrati: i carboidrati stimolano la secrezione di insulina che va a ridurre il numero di aminoacidi circolanti favorendo così il trasporto della Levodopa a livello cerebrale.
  • Assicurare un adeguato apporto proteico ed energetico: nella maggior parte dei casi infatti chi soffre di Parkinson presenta un consumo energetico al di sopra della norma (basti pensare al tremore).
  • La maggior parte dell’energia dovrebbe essere assunta tramite carboidrati (circa il 55-58%), una quota del 25-30% tramite i grassi il 12-15% tramite proteine.
  • Nei pazienti con Parkinson i grassi devono essere assunti con moderazione poiché rallentano lo svuotamento gastrico interferendo con l’azione dei farmaci. E’ bene privilegiare l’assunzione di grassi insaturi (oli vegetali e pesce).
  • In caso di stitichezza è consigliabile assumere fibre (non più di 25-30 g/die) soprattutto sotto forma di frutta e verdura poiché oltre a migliorare la velocità di transito intestinale garantiscono un adeguato apporto di vitamine. Bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno. 

Alcune indicazioni utili

♥ Assumere i farmaci almeno 30 minuti prima dei pasti aiuterà ad avere un maggior controllo della sintomatologia, a partire dai tremori

Prediligere posate e strumenti appositi che siano più semplici da maneggiare

♥ Predisporre un ambiente piacevole per il pasto ed assistere la persona mentre mangia

♥ Consumare bocconi piccoli e fare attenzione ad eventuali colpi di tosse (rischio di aspirazione del cibo)

♥ Attenzione alla consistenza del cibo, che può accentuare una disfagia già presente (se necessario ricorrere a degli addensanti)

♥ Preferire cibi nutrienti così da garantire un adeguato apporto calorico 

Tenere sotto controllo il peso: mentre nei primi anni, a causa della riduzione dell’attività fisica, si registra in genere un aumento di peso, in quelli a seguire si verifica spesso una perdita di peso consistente. Misurare il peso con cadenza regolari dunque è il miglior metodo per prevenire deficit nutrizionali. 

In conclusione, una dieta corretta sia dal punto di vista della quantità che della qualità aiuta la persona con Morbo di Parkinson di controllare il proprio peso evitando scompensi sull’apparato osteo-articolare e fa sì che le concentrazioni dei farmaci assunti, e quindi la loro azione, si mantengano stabili nel corso della giornata. 

Redazione - Ability Channel
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