“Elena nella cidade maravilhosa” – Giorno 2 – Ed è subito Casa (Italia)

Casa Italia 01Apro gli occhi al primo suono della sveglia, allungo il braccio e la zittisco. “Vedrai che alle 5 sarai sveglia, vedrai – le dicevano – Ci vuole tempo per abituarsi al fuso”. Ma Elena ama dormire, il suo è un amore vero e sconsiderato.
E quando la sveglia delle 8 questa mattina è suonata, lei non era proprio felice. E invece sì che lo era, felicissima! Perché? 
Perché questa mattina, fuori dalla finestra, c’era una città tutta da scoprire ad aspettarla. E lei non vedeva l’ora di farlo. 

Un sogno folle ed unico

Casa Italia 02E’ un grande giorno oggi, quello in cui Casa Italia Paralimpica, il ritrovo degli azzurri durante le Paralimpiadi in territorio carioca, verrà inaugurata. Sono tanti i motivi per iniziare emozionata questa giornata, e non ho intenzione di nascondere questa mia sensazione. Ma andiamo per ordine, per il pezzo forte c’è sempre tempo.

Questo sogno folle e unico finirà solo il giorno della mia morte“.

La Escadaria Selarón è senza dubbio una delle tappe obbligate per chi visita Rio de Janeiro per la prima volta. La struttura, opera dell’artista cileno Jorge Selarón che l’ha definita “il mio tributo al popolo brasiliano”, consiste in una lunga scalinata composta da piastrelle provenienti da oltre 60 paesi di tutto il mondo molte delle quali sono state dipinte a mano dall’artista stesso. Negli anni Selarón scelse di sacrificare tutto per continuare la sua opera, dalla quale con il tempo divenne quasi ossessionato.

E’ il colore. Sono ai suoi piedi, alzo gli occhi e la guardo correre armoniosa verso il cielo. E’ il colore.
E’ la dedizione, è la pazienza, è l’amore. E’ l’ossessione, è l’insieme di tutto, è il mondo. Così bella e composita, così diversa e generosa, lei che ogni giorno ospita migliaia di pellegrini accorsi lì solo per ammirarla qualche secondo. Ed io con loro, mi mescolo e mi confondo.

Italia e Brasile uniti in un abbraccio

TCasa Italia 03ornati in albergo ci cambiamo rapidamente per poi riuscire. Abbiamo una nuova destinazione ad aspettarci: il Villaggio Olimpico. E’ qui che due ragazzi, Samuel Henrique detto “B-Boy Samuca e Lucas Machado Ferreira detto “Perninha” ci aspettano per raccontarci un po’ di sé e della loro passione per la danza. Samuel, amputato ad una gamba, si avvolge deciso su se stesso sfiorando il suolo e spingendosi in verticale su una gamba sola. Vola.
Lucas, con un’ipoplasia al femore sinistro, è stato più volte campione di break dance nazionale. E con i suoi footwork, freeze e powermove, attira l’attenzione di tutti, anche i più restii.

Erano tra quei corpi che ci hanno incantati alla Cerimonia dell’alzabandiera, e sono davvero felice di poterli conoscere. Come una spettatrice a teatro mi gusto la loro esibizione in esclusiva: seduta sul prato, gambe incrociate ed occhi dritti sulla loro arte. Bellezza.

Sono le 18, è tardi! Casa Italia ci aspetta! Penso di mettermi un vestito lungo per l’occasione, ma alla fine scelgo di non esagerare. Jeans, maglietta nera e tacco, semplice ed elegante.
Mi rendo conto di come qui a Rio sia impossibile arrivare in poco tempo a destinazione, qualsiasi essa sia. In due giorni che sono qui ho già imparato che una volta messi in macchina bisogna calcolare, per stare tranquilli, almeno un’ora di viaggio (se dice bene). Le macchine scorrono lente ed assonnate mentre io mi gusto il panorama. L’inverno di Rio de Janeiro non è freddo, ma le nuvole non mancano. Così anche oggi, verso sera, vengono a salutarci, regalandoci qualche loro lacrima.

Casa Italia 04Casa Italia Paralimpica quest’anno più di altri vuole lasciare il segno, vuole rappresentare un qualcosa di concreto che resti nel tempo e che sopravviva anche quando i riflettori saranno spenti. Situata all’interno della Parrocchia Imacolada Conceição, in una zona di Rio segnata da povertà ed emarginazione, Casa Italia è un punto di ritrovo che coinvolge l’intera città, un luogo dove l’Italia e Rio de Janeiro si uniscono in un abbraccio e che ha come obiettivo quello di favorire lo sviluppo delle attività sportive tra bambini e ragazzi disabili.

Uno spazio ampio, aperto, dal design semplice ed elegante. Siamo i primi ad arrivare, seguiti qualche minuto dopo dalla famiglia di Bebe. Mi siedo in un angolo con il computer sulle gambe, il tempo di abbassare gli occhi e di rialzarli che il piazzale davanti a me è pieno di persone che conversano tra di loro; c’è chi si mette in posa per uno scatto, chi ride timidamente e chi invece, alzando il tono della voce, fa di tutto per essere al centro dell’attenzione.
Dopo la Conferenza Stampa di presentazione ed il taglio del nastro, la festa finalmente può avere inizio.

Li guardo muoversi, cercarsi, ridere. Non c’è ancora la tensione delle gare, si respira un’aria leggera. Emozionata ma leggera. Un cameriere dal viso gentile mi porge un bicchiere di prosecco che non posso rifiutare e così anche io, per qualche minuto, mi lascio andare. Qualcuno ogni tanto viene a salutarmi, allietando il mio scrivere. Sono felice perché comincio a sentirmi parte anche io della famiglia paralimpica. E’ bello incontrare i ragazzi, i loro allenatori, parlare con i Presidenti. Mi sento a mio agio, amo quello che faccio e l’ambiente in cui lavoro.

Sì, sono decisamente fortunata.
E felice.

 

Immagini di Marco Mantovani, Michelangelo Gratton, Elena Sartori.

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