Oscar Tabarez: storia, carriera e malattia di “El Maestro”

Redazione:

Oscar Washington Tabarez Silva nacque a Montevideo (Uruguay) il 3 marzo 1947. Da giovane è stato un ex difensore, mentre oggi è un allenatore di calcio – da poco senza squadra, in quanto esonerato dalla guida dell’Uruguay. Durante la sua carriera Tabarez è stato protagonista anche in Italia, allenando dal 1994 al 1995 e nel 1999 il Cagliari e nel 1996 il Milan. È soprannominato “El Maestro” per il suo passato da insegnante.

Biografia di Oscar Tabarez

Dal 1967 al 1979 il sudamericano ricoprì il ruolo di difensore in squadre non di ampia risonanza mondiale. Un trend che cambiò con la carriera di CT, iniziata nel 1980 con la guida delle giovanili del Bella Vista (sua ex squadra da calciatore), per poi ottenere l’incarico di allenatore della Nazionale dell’Uruguay Under 20.

Dopo una serie di esperienze con altri club, dal 1988 al 1990 iniziò la sua prima esperienza come tecnico della nazionale maggiore, salvo poi tornare ad allenare squadre come Boca Juniors (con cui vinse un campionato), Cagliari (con cui ottenne un buon nono posto) e Milan (breve parentesi fallimentare durata poche giornate).

Nel 2006 ottenne nuovamente l’incarico di guidare la nazionale maggiore, il cui rapporto durerà ben 15 anni. Di fatto il 19 novembre 2021 Oscar Tabarez è stato sollevato dall’incarico di CT dell’Uruguay a causa degli ultimi risultati deludenti in vista della qualificazione ai Mondiali di Qatar 2022, che attualmente vedono l’Albiceleste al settimo posto nel proprio girone dopo 4 sconfitte consecutive (sebbene a un punto dal quarto posto che permetterebbe l’accesso alla competizione internazionale).

In molti pensano che questo sia l’ultimo capitolo della carriera dell’uruguaiano. Oltre all’età (74 anni), a condizionare l’attuale forma fisica del tecnico c’è anche la malattia, quella Sindrome di Guillain-Barré che non gli ha comunque impedito di portare avanti il suo lavoro. Una sindrome che, tra le altre cose, lo ha costretto a portare con sé una stampella durante i Mondiali di Calcio di Russia 2018, tanto da diventare un simbolo. Da quella competizione internazionale infatti il il tecnico sudamericano viene ricordato per l’incredibile cavalcata con cui portò la sua squadra ai quarti di finale (da cui uscì sconfitta contro la Francia, i futuri campioni del mondo) e dalle incredibili esultanze con in mano proprio la stampella.

Ma Tabarez non è stato solo questo. In patria è ricordato come un uomo dei miracoli, in grado di prendere una nazionale allo sbando e portarla a vincere nel 2011 la Copa America, quando tutti gli occhi erano puntati su Brasile e Argentina. Adesso, anche se El Maestro dovesse abbandonare la carriera da allenatore, verrà ricordato sempre come un uomo da cui prendere esempio.

La malattia di Oscar Tabarez

Dal 2016 Oscar Tabarez ha la Sindrome di Guillain-Barré, una neuropatia cronica che provoca un’infiammazione ai nervi motori e una progressiva paralisi degli arti. Si tratta di una malattia autoimmune di cui ancora oggi non conosciamo le cause, sebbene gli esperti ritengano che sia dovuta a un’infezione virale o batterica. Tra i sintomi troviamo:

  • debolezza muscolare;
  • difficoltà respiratorie;
  • difficoltà di linguaggio e di deglutizione;
  • alterazioni a carico della vescica;
  • disfunzione del sistema nervoso autonomo;
  • parestesia;
  • paralisi progressiva degli arti.

Oscar Tabarez nel libro dei Guinness

Nel 2018 il Guinness World Records consegnò al tecnico un doppio riconoscimento, in quanto all’epoca conquistò due record: ben 185 partite con l’Uruguay e 4 partecipazioni ai Mondiali, numeri mai raggiunti da nessun allenatore nella storia.

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Fonte foto: Gazzetta.it
Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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