Bumetanide: un diuretico per l’autismo?

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bumetanide

Fino ad oggi è stato utilizzato come diuretico per il trattamento dell’ipertensione e dell’edema, due situazioni cliniche caratterizzate essenzialmente da un accumulo di liquidi nell’organismo spesso dovuto ad un’insufficienza cardiaca o renale. Ma come riportato dall’agenzia Reuters il Bumetanide rappresenta oggi una nuova speranza per migliorare i sintomi dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti.

L’efficacia del Bumetanide

Ciò è quanto emerge da uno studio pubblicato su Translational Psychiatry dal gruppo di Yehezkel Ben-Ari, fondatore e direttore onorario dell’Istituto di neurobiologia del Mediterraneo che, in una conferenza stampa tenuta presso la sede dell’Inserm, l’istituto nazionale francese per la ricerca medica, insieme a Eric Lemonnier, medico specializzato nell’autismo all’ospedale di Brest, ha presentato un video che nella prima parte mostra un bambino autistico di 4 anni deambulare indifferente alle sollecitazioni di una psicologa che sta organizzando una festa di compleanno. Nella seconda il bambino partecipa ai preparativi della festa arrivando quasi a soffiare sulle candeline. Fra le due sequenze del filmato il bambino ha assunto il bumetanide.

Lo studio francese

Lo studio sulla efficacia del bumetanide è stato condotto prima su modelli animali e successivamente su un campione di 88 pazienti con età compresa tra i 2 e i 18 anni. Sono state somministrate 3 dosi quotidiane con 3 diverse concentrazioni del farmaco per due volte al giorno. Dopo 90 giorni di trattamento si è riscontrato un netto miglioramento nei pazienti trattati con bumetanide rispetto a quelli trattati con il placebo. Il parametro utilizzato è stata la Scala CARS (Childhood Autism Rating Scale), lo strumento sviluppato per identificare i bambini con autismo dai due anni di età e per distinguerli dai bambini con altri handicap evolutivi, restituendo anche una valutazione sulla gravità. I miglioramenti più netti, definiti transitori da Enrico Cherubini della Fondazione Rita Montalcini, si sono osservati nei pazienti di età compresa tra i 9 e i 18 anni.

Tra gli effetti collaterali sono stati riscontrati ipo-potassiemia, diuresi e perdita di appetito, disidratazione e astenia.

La sperimentazione clinica sta per entrare nella fase 3,  ovvero quella in cui il farmaco, considerato ragionevolmente efficace e sicuro, viene somministrato a un numero alto di pazienti per valutarne in modo definitivo la sua efficacia, e coinvolgerà tutta Europa. L’obiettivo dichiarato è di concluderla entro il 2021.

 

Redazione - Ability Channel
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