Il sacrificio, il rispetto, l’onore

Stefano Travisani, Rolly Simonelli, Federico Morlacchi, Antonio Fantin, Carlotta Gilli, Alessio Sarri e molti, molti altri. Sono tutti campioni del mondo, detentori di record, di imprese straordinarie. Sono nostri amici, concittadini, atleti, rappresentanti del nostro paese di cui indossano con fierezza la maglia azzurra facendo suonare le note dell’inno di Mameli e sventolare il tricolore in giro per il mondo. Emozioni da brividi che solo chi ha avuto la fortuna di vivere certi momenti, come ho avuto il privilegio di assistervi più volte, evidentemente può capire.

Ma delle loro gesta non si parla. Tantomeno di quelle emozioni vissute a migliaia di chilometri da casa, lontano da tutto e tutti, che ti rendono orgoglioso di essere italiano. I mezzi di comunicazione, quelli importanti, latitano. Le firme, quelle che contano, non si scomodano più del necessario. Perché?

Il sacrificio

Atleta con stampelleA quanto pare ci sono campioni di serie A (pochissimi) e campioni di serie B (la maggior parte). Eppure hanno in comune le stesse vittorie, gli stessi record, soprattutto lo stesso grande sacrificio che si nasconde sempre dietro ogni successo. Parliamo di ragazzi, donne e uomini, che fanno dello sport la loro vita, che del movimento paralimpico sono comunque diventati testimonial. Che ogni giorno si allenano, spesso con il sostegno fondamentale della famiglia, si impegnano, rinunciano agli amici, alle uscite in discoteca, pur di coltivare un sogno che in molti casi è diventato realtà.

Ovviamente stiamo parlando di sport, della prestazione, del risultato. Non dell’attività extra-sportiva dove ognuno, in base alla sua capacità comunicativa, al suo modo di essere personaggio, ha il sacrosanto diritto di sfruttare tutte le occasioni che il mondo offre.

Il rispetto

Rene De SilvestroPerché quindi creare disparità? Perché i mezzi di comunicazione vecchi e nuovi che si occupano di sport paralimpici insistono in questo errore? Perché sono così distratti? E’ come se alla Domenica Sportiva ti dicessero il risultato della Juventus e non quello del Chievo.

Da persona da sempre appassionata a questo mondo mi farebbe piacere vedere uguale considerazione per tutti i nostri campioni.

Perché ognuno di loro merita rispetto, rispetto dai media ma anche dalle loro organizzazioni. Come meritano rispetto i loro tecnici, allenatori, fisioterapisti, psicologi, e medici. Perché la crescita e il successo passano anche attraverso una buona comunicazione, degli uffici stampa efficienti, delle immagini che facciano sognare ed innamorare chi le guarda.

 

L’onore

Ieri i nostri ragazzi, ai mondiali di nuoto paralimpico, si sono battuti con onore.  L’Italia, il nostro paese, ha conquistato otto medaglie di cui tre d’oro e, al momento in cui scrivo, non se ne è accorta… Zero articoli sui principali siti nazionali e zero Fotografie (con la F maiuscola) in circolazione. Qualcosa di più, i nostri atleti, avrebbero certamente meritato.

Michelangelo Gratton

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