Nuovo ISEE 2015, che fregatura!

Nuovo ISEE 2015Il nuovo ISEE 2015 è entrato in vigore da solo un mese e già fa scalpitare i tanti disabili che, a causa delle modifiche apportate, vedranno peggiorare la loro situazione economica. Eh sì, perché se da una parte il decreto n.159/2013 nasce per stanare i furbetti del Welfare e assicurare di conseguenza migliori prestazioni a chi ne ha veramente diritto, dall’altra sembra non tenere in considerazione i reali bisogni dei 2 milioni di disabili presenti in Italia.

Cosa cambia in generale

Il nuovo ISEE 2015 continuerà a permettere di accedere alle prestazioni sociali agevolate e nulla cambierà nelle modalità di calcolo, che sono:

Reddito + 20% Patrimonio / Scala di equivalenza

I cambiamenti avvenuti riguardano la ridefinizione dei parametri indicati nella formula:

  • l’Indicatore della Situazione Reddituale, che comprenderà anche le somme esenti da imposizione fiscale,
  • l’Indicatore della Situazione Patrimoniale, che terrà conto in modo più preciso dei beni immobiliari e mobiliari,
  • il diverso riferimento alla composizione del nucleo familiare a seconda del tipo di prestazioni richieste.

Inoltre, si è introdotta la possibilità di calcolare l’ISEE corrente, un “ricalcolo” della situazione economica equivalente di fronte a modifiche significative delle condizioni reddituali, patrimoniali o di composizione del nucleo.

Il nuovo calcolo è unico e applicato in tutto il territorio nazionale, anche se alcuni capoluoghi di regione hanno rimandato a primavera la determinazione delle nuove soglie.

Cosa cambia per i disabili con il nuovo ISEE 2015

La principale novità del nuovo ISEE 2015, però, interesserà proprio loro, i disabili. Le modifiche apportate danneggeranno soprattutto i disabili più gravi, tanto che diverse associazioni hanno già presentato ricorso al Tar per ben tre volte. In particolare, il punto più criticato è la computa nel reddito degli aiuti monetari che lo Stato riconosce alle persone con disabilità, come assegni di cura, indennità di accompagnamento, pensioni…Questo vuol dire che chi gode di questi benefici assistenziali si troverà ad avere, agli occhi dello Stato, un reddito più alto, magari non meritevole o meno meritevole rispetto agli anni passati di ricevere i trattamenti sociali previsti.

A onor del vero, il decreto prevede anche delle detrazioni, che, a seconda della gravità della patologia e dell’età della persona, variano dai 4000 euro per disabilità cosiddette “medie” ai 9500 euro per minorenni non autosufficienti. Dalla somma dei redditi, poi, possono essere detratte, fino a un massimo di 5000 euro, le spese per l’acquisto di cani guida, di interpretariato per i sordi o quelle per collaboratori e addetti all’assistenza personale.

Ma continuando a scorrere il regolamento, spuntano altri punti critici. Per esempio, i disabili maggiorenni, che non abbiano famiglia e vivano con i genitori, possono indicare un nucleo famigliare ristretto, composto solo da loro. Un vantaggio che non hanno i disabili minorenni o i disabili anziani, che, invece, nel calcolo del loro reddito devono considerare anche quello di coniugi e figli non conviventi.

Nella ridefinizione della scala di equivalenza, per fare un altro esempio, scompare il parametro aggiuntivo dello 0,5 che fino all’anno scorso era previsto “per ogni componente con handicap psico-fisico permanente o di invalidità superiore al 66%.”

Quindi, in sostanza – che è ciò che realmente interessa alle famiglie italiane – quelle che verranno maggiormente penalizzate dal nuovo ISEE 2015 sono proprio le famiglie che avrebbero più bisogno di un aiuto dallo Stato.

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